VIDEO | Sul corpo del 58enne plurime lesioni causate da percosse. Avviate le indagini dei carabinieri di Gioia Tauro con il coordinamento della Procura di Palmi
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Lo hanno trovato rannicchiato per terra con il volto tumefatto. È giallo sulla morte di Domenico Pangallo, il 58enne di Roccaforte del Greco, ammazzato la scorsa notte a San Ferdinando, piccolo comune dell’area portuale di Gioia Tauro. Pangallo, detto “Mico bicicletta” al momento del rinvenimento aveva il volto tumefatto e lesioni multiple al cranio. La sua morte potrebbe essere giunta alla fine di un violento pestaggio. Solo ipotesi al momento, perché sul fatto gli inquirenti mantengono uno stretto riserbo.
Il corpo di Pangallo è stato notato da alcuni passanti nei pressi del lungomare, in via Puccini, angolo via Palermo, davanti a una casa popolare. Da lì la chiamata al 112. Sul posto, oltre ai militari dell’Arma, sono giunti anche i sanitari del 118 che non hanno potuto fare altro che constatare la morte. Le indagini, coordinate per il momento dalla Procura di Palmi, guidata da Ottavio Sferlazza, sono condotte dai carabinieri del Gruppo Gioia Tauro.
Gli inquirenti sono stati impegnati per tutta la notte e parte della mattinata per i rilievi e nel tentativo di raccogliere elementi utili alle indagini. Al vaglio degli investigatori anche le immagini del sistema di videoserveglianza comunale e quelle degli esercizi commerciali della zona.
Pangallo era già noto alle forze dell'ordine, è stato infatti coinvolto nell'operazione “Nuovo Potere”, inchiesta del 2010 della Procura antimafia di Reggio Calabria, contro le cosche Zavettieri e Pangallo-Maisano-Favasuli. Clan che hanno la loro zona d’influenza nei territori di Roccaforte del Greco e Roghudi.
Secondo quanto appreso, Pangallo si trovava a San Ferdinando perché una figlia vive nel piccolo centro portuale. Agli inquirenti il compito di capire perché “Mico bicletta” è stato pestato, in modo così violento da essere ucciso.