Creare una rete di inclusione sociale per i giovani che abbia come finalità principale l’ascolto ed il coinvolgimento. È la strada che intende percorrere l’amministrazione comunale di Crotone, dopo la diffusione del video che mostra il pestaggio di un ragazzino ad opera di altri coetanei. Oggi, su proposta dell’assessore comunale alle Politiche Sociali, Filly Pollinzi, si è tenuto un incontro con assistenti sociali e operatori della comunicazione per elaborare azioni concrete.

Uno sportello d’ascolto su Whatsapp

La prima proposta, da realizzare a breve termine, è l’attivazione di un numero Whatsapp dedicato all’ascolto dei ragazzi, e gestito da operatori preparati, per raccogliere segnalazioni di disagio ma anche proposte, idee, progetti.

«Abbiamo pensato di farlo – spiega Pollinzi - perché, innanzitutto, non è un servizio esistente e ne abbiamo bisogno. Poi perché il messaggio whatsapp può essere più fruibile dai giovani anche come modalità di denuncia: spesso i ragazzi vivono situazioni di disagio e non se ne rendono neanche conto. Quando ne sono consapevoli, invece, può essere difficile decidere di parlarne con qualcuno. Ecco perché avere un punto di ascolto virtuale può essere un modo per far emergere situazioni del genere, con operatori esperti che dall’altra parte raccolgono la segnalazione e decidono chi far intervenire».

Stop alla violenza sui social

La seconda proposta, da realizzare a lungo termine, è quella lanciata da un gruppo di giornalisti crotonesi e condivisa dall'amministrazione comunale: avviare un’azione concreta contro la deriva dei social, per ottenere la chiusura di quei canali telematici, chat e pagine web, che veicolano video violenti, come quello girato a Crotone.
Pollinzi sa che non è una battaglia semplice ed è per questo che verranno coinvolte tutte le istituzioni del territorio. Ma c’è un precedente che fa ben sperare: un’azione simile l’ha messo in campo «l’editoria in Italia quando ha iniziato a lottare contro la violazione del copyright e quegli illeciti che venivano commessi diffondendo pagine di giornali su canali Telegram, senza autorizzazione e danneggiando economicamente gli editori. È stata una battaglia lunga ma è stata vinta perché quei canali sono stati chiusi».