La nascita in una famiglia di ‘ndrangheta, con un nonno importate, che aveva anche tenuto a battesimo altri ‘ndranghetisti. E poi le estorsioni, il passaggio da una cosca all’altra, il meccanismo delle truffe assicurative, la compiacenza di un medico dell’ospedale. Sono stati tanti i punti toccati dal pentito Umberto Egidio Muraca, 34 anni, interrogato dal pm Elio Romano nell’ambito del processo Perseo nel tribunale di Lamezia. In particolare, il pentito si sarebbe soffermato sul meccanismo delle truffe assicurative e sul ruolo che avrebbe avuto il dottore Curcio Petronio, ortopedico dell’ospedale. Muraca avrebbe affermato  che il medico avrebbe redatto diversi certificati falsi in merito a incidenti farlocchi, ma avrebbe preteso sempre di essere retribuito.


Muraca, figlio dell’omonimo boss, ucciso nel 1989,avrebbe raccontato anche della sua militanza nella cosca Torcasio, della sua specializzazione in droga prima e in rapine dopo. Fino a quando proprio una di queste avrebbe coinvolto un noto notaio lametino che sarebbe poi risultato rientrante nella zona dei Giampà. Per “porre rimedio” a quanto accaduto, Muraca avrebbe allora iniziato, ha raccontato in aula, a lavorare con la cosca dei Giampà, per poi ritornare nel clan Torcasio dopo il 2008, quando Giuseppe Giampà finì dietro le sbarre. A provocare poi il suo tentato omicidio, sarebbe stata la tentata estorsione al Martinica, noto bar e distributore di benzina lametino. I Giampà avrebbero rimproverato a Muraca di essersi interessato ad un locale già attenzionato dalla loro cosca, il pentito si sarebbe rifiutato di mollare la presa, proponendo una spartizione tra i due clan dei proventi. Cosa che non sarebbe però per nulla piaciuta ai Giampà che così avrebbero organizzato il tentato omicidio proprio sotto casa di Muraca. Azionando a distanza con un telecomando potenziato il cancello dell’abitazione, Muraca, che avrebbe notato qualcosa di strano, sarebbe però riuscito a salvarsi, mentre la macchina sarebbe rimasta distrutta, crivellata di colpi. Nel pentito il desiderio di vendetta non sarebbe però stato appoggiato dal clan Torcasio e proprio questo avrebbe provocato una nuova uscita dalla cosca.
di Tiziana Bagnato