I pm depositano al Riesame i verbali di tre testimoni: l'avvocato presenziava alle riunioni al Comune di Villa S. G. I giudici: «La Perla era creatura dei De Stefano»
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Paolo Romeo fu «inequivocabilmente (…) il protagonista della gestione complessiva dell’operazione» della “Perla dello Stretto”. «Tutto è avvenuto solo grazie all’esercizio della forza intimidatrice». Sono parole che pesano come macigni quelle pronunciate dal Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, nei confronti dell’avvocato Paolo Romeo nelle 199 pagine con cui i giudici hanno motivato il rigetto dell’istanza di annullamento della misura di custodia cautelare emessa a suo carico dal gip di Reggio Calabria, nell’inchiesta “Fata Morgana”. E ci sono nuove dichiarazioni che inchiodano ancora di più colui il quale è ritenuto il capo della cupola massonico-mafiosa degli “invisibili” della ‘ndrangheta. Sono le parole di tre persone che, sentite in un secondo momento, hanno confermato il quadro accusatorio portato avanti dai magistrati della Dda di Reggio Calabria.
VIDEO INCHIESTA - “Ciclamini nero cenere”, l'intimidazione mafiosa alla Perla dello Stretto
Le nuove accuse. In primis le dichiarazioni del perito Stefano De Luca (incaricato di redigere una Dia), sentito a sommarie informazioni il 31 maggio scorso e i cui verbali sono stati depositati nel corso dell’udienza davanti ai giudici del Riesame. De Luca – come riportano i giudici - «riferiva di aver rilevato la presenza di Romeo in alcune riunioni svoltesi presso il Comune, con le persone interessate al centro commerciale, cui presenziava anche il Chirico, nonché presso l’hotel de la Ville, in una riunione organizzata da Gabetti in cui erano presenti, oltre a Romeo, anche Chirico e Idone, aggiungendo di aver ricevuto una telefonata da parte di Romeo che lo invitava a dare indicazioni sul modo di operare all’ingegnere Cannizzaro, che si sarebbe dovuto occupare della progettazione dei locali del Conad».
De Luca, poi, precisava «di aver partecipato ad alcune riunioni tenutesi presso il circolo Posidonia di Gallico Marina, organizzate da Romeo, unitamente ai piccoli commercianti in cui venivano discussi l’iter delle pratiche e la gestione del centro». Parole che s’incrociano con quelle di Pietro Interdonato, rappresentante di uno dei consorziati che gestisce una porzione immobiliare nel ramo degli elettrodomestici.
Finita qui? No, perché alle parole di Interdonato si aggiungono anche quelle di una persona con un ruolo importante in tutta la vicenda della Perla dello Stretto. Cioè Ivan Belvedere (che i lettori di lacnews24.it hanno imparato a conoscere nella video inchiesta “Ciclamini nero cenere”), consulente della Gabetti Property solution spa di Milano.
Riportano i giudici del Riesame: «Belvedere riferiva che, dopo la costituzione del consorzio, con l’entrata di Paolo Romeo quale consulente del commerciante a marchio Conad, Chirico Giuseppe, nel corso di un’assemblea del consorzio, Romeo aveva consigliato agli associati di attivare una pratica di finanziamento per la ristrutturazione delle parti comuni del centro commerciale e a tal fine suggerendo di nominare un nuovo consiglio di amministrazione composto dalle società economicamente più forti e un rappresentante dei piccoli associati. Belvedere aggiungeva poi che «nessuna pratica di finanziamento fu in concreto proposta, sottolineando come venissero tenute in grande considerazione le linee guida dettate dal consulente avvocato Paolo Romeo.
“Perla dello Stretto” creatura dei De Stefano. Insomma, i giudici non fanno fatica a riconoscere che, stante il legame consolidato di Romeo con la cosca De Stefano, il ruolo dell’imprenditore Chirico – ritenuto dagli inquirenti uomo di ‘ndrangheta – la “Perla dello Stretto” fosse «una creatura dei De Stefano, specie dei cugini Peppe e Giovanni (detto il Principe).