Una lettera di addio, due bottiglie di whiskey, una confezione di antidepressivi: allora si pensò subito suicidio, ma la verità sulla morte di Lisa Gabriele, ventidue anni, ritrovata il 9 gennaio del 2005 a Montalto Uffugo, potrebbe essere completamente diversa.

 


Eppure, diversa, strana e indecifrabile, la verità, era apparsa già allora, dopo l’autopsia che aveva certificato un soffocamento, avvenuto forse per mezzo di un cuscino, e lo spostamento del corpo in un bosco poco distante dalla località Manca Gallina.
Eppure, sempre allora, altri dettagli come le tracce di Dna ritrovate su una delle bottiglie di superalcolici e su dei mozziconi di sigaretta avevano fornito una spiegazione differente per quella fine che stonava con il ritratto di una ragazza bionda, bellissima e determinata, tanto da aver scelto di fare ritorno da sola a Rose, paese natio dei genitori che invece da emigrati rimanevano in Germania.


Cosa è successo veramente? Lo dirà presto la Procura di Cosenza che, come riportato questa mattina sul Quotidiano della Calabria, in un articolo a firma di Marco Cribari, ha ritenuto di avere in mano nuovi importanti dettagli per fare luce su un mistero lungo quattordici anni, archiviato dopo pochi mesi nonostante gli indizi offerti dalle indagini.

Partendo dalla certezza che Lisa non aveva ingerito né alcol e droghe, come attestato dall’esame autoptico, è probabile che si scaverà più a fondo nella sua vita privata e su alcune relazioni sentimentali, anche se dalla Procura ancora non è trapelato assolutamente nulla, se non la certezza che sarà presto fatta giustizia.