Da Palermo a Palmi per cantare al matrimonio della figlia del presunto narcotrafficante, con un messaggio direttamente inviato dal padre. Il protagonista è Daniele De Martino, noto cantante neomelodico palermitano, che in passato ha fatto anche selfie con un boss e canta contro i pentiti di mafia.

La notizia, riportata da Repubblica Palermo, narra dello show di De Martino il 28 agosto scorso a Palmi, alla festa di nozze della figlia di un presunto narcotrafficante, Filippo Iannì, condannato in primo grado a 18 anni di carcere per aver messo in piedi un traffico di hashish e cocaina fra Marsiglia e la Calabria.

Dopo una breve introduzione, il cantante si è rivolto al marito della ragazza, dicendo che lui non è l’unico uomo nella sua vita. E ha quindi iniziato a parlare del padre della donna, detenuto in carcere, affermando chiaramente di mandare un messaggio da parte sua. Nulla di strano, se ci si fosse limitati al solo augurio di un padre che non può essere presente alle nozze della figlia. Ma De Martino va oltre e non tratteggia la figura di un padre addolorato, ma di un detenuto di rispetto. «Chi nasce libero non può morire prigioniero – dice il cantante – ci vuole solamente pazienza per affrontare tutto questo». Poi il messaggio di quello che definisce “uomo libero”: «Se senti il vento sfiorare stasera è lui che con uno spiraglio esce dalla sua cella».

La commozione dei presenti fa da cornice al primo brano cantato da De Martino che è “Non devi credere alla gente che ti parla male di me”. L’episodio è documentato da un video postato dallo stesso De Martino sulla sua pagina facebook e ha già raccolto migliaia di like e centinaia di condivisioni e commenti.

De Martino, fra l’altro, è stato già “avvisato” dal questore di Palermo, il quale nel provvedimento ricorda la «vicinanza del cantante ad ambienti malavitosi» e che «non disdegna di incontrare pregiudicati» e che «pubblica sui profili social, seguiti da numerosi utenti e in grado di influenzare le coscienze di molti giovani, messaggi contrari all’etica morale della società e di contestazione all’operato di esponenti del mondo civile e della lotta alla mafia».