VIDEO | I condomini dell'edificio sgomberato raccontano di aver previsto i danni delle mareggiate da anni e di aver presentato numerose denunce, l'ultima a inizio anno alla procura di Paola. Ma nessuno avrebbe fatto nulla e ora alcuni rischiano di perdere la propria casa
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C'è la storia di una donna, che ha comprato quella casa a 150 metri dal mare negli anni '70, quando all'epoca tutti conoscevano Saint Tropez e ancora pochi le meraviglie delle coste calabresi, c'è chi quella casa l'ha ereditata e la considera uno scrigno di affetto e di ricordi, c'è chi in una di quelle case ha deciso di viverci tutto l'anno, perché quello è il suo unico rifugio in un mondo spietato e indifferente. C'è chi in quegli appartamenti trascorre le ore più liete della propria vita, in vacanza per diverse settimane all'anno, cullato dal rumore del mare e dall'odore di salsedine, dopo averli comprati con sudore e privazioni. Per questo da tre giorni 17 famiglie vivono nell'angoscia per la paura di vedere i propri sacrifici frantumarsi contro la realtà, proprio come quelle onde che la notte di sabato scorso hanno infranto ferro e cemento di Palazzo Cava, a Fuscaldo Marina, risucchiando letteralmente l'appartamento al primo piano. La palazzina è stata dichiarata completamente inagibile e ora il rischio più grande è che tutti e 17 le abitazioni vengano giù sotto la furia del mare, sempre più aggressivo e agitato, anche per via del fenomeno dell'erosione costiera, che in questi anni le istituzioni non sono riuscite ad arginare, nonostante le denunce e i fondi stanziati.
L'appartamento devastato
È sabato notte sera. La costa tirrenica cosentina, già privata in larga parte delle sue coste per l'avanzamento del mare, sta subendo i danni dell'ennesima mareggiata. In alcuni punti, come a Tortora, l'acqua entra ai primi piani delle abitazioni a ridosso della spiaggia, o quello che ne è rimasto, ormai abitualmente. Alcuni stabilimenti balneari con struttura permanente, numerosi lungo tutta la costa, vanno a soqquadro. A Fuscaldo, che di spiaggia ne è rimasta non più di qualche metro, le onde minacciano case e strutture ricettive e tengono tutti con il fiato sospeso. In zona Messinette l'acqua ha invaso le terrazze. In particolare, le balaustre di palazzo Cava cominciano a cedere, interi pezzi di cemento vengono inghiottiti dal mare. Sonia Pezzi, che è la proprietaria dell'appartamento al primo piano, lato mare, si fionda sul posto per verificarne le condizioni. Quando da fuori vede il suo terrazzino bianco, ha già intuito che i danni sono ingenti. Ma vuole entrare in casa sua, nonostante le condizioni proibitive, e capire che cosa sta accadendo. Una volta dentro si sente mancare la terra da sotto i piedi, non solo per il dispiacere, ma perché il mare ha risucchiato il pavimento. Dalla cucina si vede il mare e stavolta non c'è nulla di romantico. «Sono senza parole - dice la signora Pezzi -, non posso crederci. Da quando avevano sostituito i pennelli (strumenti che formano una sorta di barriera contro l'erosione costiera, ndr), circa 7 anni fa, il mare è avanzato a vista d'occhio e nessuno ha fatto niente». E guai a sentir parlare di abuso edilizio. «Sul web siamo stati accusati di aver acquistato case abusive, costruite troppo vicino al mare, compiendo un vero e proprio atto di illegalità. Ma lo escludo categoricamente - precisa la donna -. Quando io comprato l'appartamento, negli anni '70, il mare era a circa 150 metri e sulle carte era tutto in regola. Le norme vigenti all'epoca ci garantirono l'acquisto senza violare minimamente le leggi».
«Il sindaco non mi ha aiutato»
«Il sindaco mi ha detto che non poteva aiutarmi perché non aveva soldi. Ma i soldi delle fondazioni che fine hanno fatto? Ha lasciato una famiglia fuori con il maltempo». A parlare è un'altra donna, che insieme alla sua famiglia è l'unica a vivere stabilmente in quel palazzo. «Appena ci siamo resi conto che la situazione era grave, mi sono rivolta all'amministratore di condominio e lui ha chiesto al sindaco (Gianfranco Ramundo, ndr) di mandarci in albergo. Ma ha risposto che non aveva soldi. Mi ha lasciato fuori, è una vergogna». Adesso, dice nel suo racconto, si è trasferita insieme ai suoi tre figli da sua madre, ma non può rimanerci a lungo e l'unica alternativa sarebbe dormire in auto. Sua figlia ha una grave patologia e un'altra ha appena 3 anni. «Dove me ne vado?», si chiede in preda all'angoscia.
L'amministratore: «Denunciavamo da tre anni»
Ad inasprire i sentimenti di rabbia dei condomini, c'è il fatto che i danni erano stati ampiamente previsti con reiterate denunce sul preoccupante avanzamento del mare. Insieme all'amministratore del palazzo, Fausto Aiello, erano state prodotte numerose perizie e all'inizio del 2019 era stato presentato un esposto contro ignoti alla procura di Paola. «Avevamo notato il deterioramento delle mura immobiliari lato mare - afferma Aiello -, e per questo, ci eravamo rivolti anche alla Regione e al Comune. Ma da qual che abbiamo avuto modo di capire, quest'ultimo ha completamente disatteso il master plan regionale, che indica come intervenire in caso di erosione costiera. Anche i bracci creati nel 2015 disattendono le disposizioni e infatti i risultati si vedono». Nonostante i fondi stanziati per il progetto. «Ci sono milioni di euro disponibili per fronteggiare il fenomeno, ma non vengono spesi perché i Comuni non hanno una progettualità». Poi lancia Aiello un appello: «Chiediamo alle autorità di intervenire con un piano d'emergenza o un'unità di crisi affinché non venga a pregiudicarsi l'intero palazzo». Perché il rischio crollo è reale. «Se non si interviene subito sulle fondamenta, il palazzo scivolerà a mare. La barriera che è in acqua si sta sgretolando e con l'inverno alle porte non oso immaginare cosa potrebbe accadere».
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