Cinque rose per ricordare Adele, cinque boccioli deposti tra i tavoli della sala studio della Biblioteca Comunale di Lamezia Terme a lei intitolata. E’ questa l’iniziativa con la quale l’associazione “Per te- stop violenza sulle donne” ha voluto ricordare quel tragico 30 ottobre del 2011 quando si persero le tracce di Adele Bruno che sarebbe stata ritrovata senza vita l’indomani, il giorno del suo compleanno.

L'omicidio di Adele

Un’associazione nata proprio in ricordo della giovane vittima di femminicidio e che ha tra le sue fondatrici la cugina Caterina che la ricorda così: «Adele era una ragazza come tante, giovane e solare. Era molto ingenua perché se è caduta in questa “tentazione” è stato perché non ha avuto, forse, la prontezza di capire quello che le poteva capitare». La “tentazione” è stata quella di uscire con il suo ex fidanzato, Daniele Gatto, che aveva lasciato da poco. La scusa era quella di andare a ritirare un telefono cellulare che proprio lui le aveva regalato e che era in riparazione. Adele aveva accettato convinta di rientrare a casa subito. Ecco perché non aveva portato con sé né la borsa né il telefonino. Ma Adele a casa non sarebbe più tornata. Secondo quanto raccontato dal killer reo confesso si sarebbero fermati a località Montesanti, nella periferia di Lamezia, in un uliveto, accanto ad un casolare diroccato, per parlare. È lì che le cose sarebbero degenerate, ci sarebbe stata prima una colluttazione in macchina, poi il tentativo di Adele di fuggire. Un tentativo vano finito con il corpo agonizzante della ragazza lasciato sotto un albero.

L'ex in carcere


Daniele arriverà dai genitori di Adele dicendo di non riuscire a trovarla, parteciperà alle ricerche, andrà perfino in commissariato. Con l’arrivo del buio pesto, i rimorsi e il crollo. Alle quattro del mattino Daniele andrà a confessarsi da uno zio sacerdote che lo accompagnerà a costituirsi. Oggi è in carcere a scontare una pena a trent’anni di carcere. Una pena che per la sua famiglia non avrà mai fine. «Vedere la sofferenza di sua madre – ci dice Caterina – è straziante, è doloroso vedere come si è ridotta quella mamma. Così come suo padre e suo fratello che si trova a vivere tre lutti, quello della sorella e quello dei genitori». Caterina è l’unico membro della famiglia Bruno ad esporsi e a riuscire ancora a raccontare quella tragedia, quel dolore. Lo fa per non dimenticare, ma anche perché non ci siano altre Adele. Ecco perché è impegnata nell’associazione: «La donna deve essere tutelata, con la nostra associazione vogliamo sensibilizzare su questa tematica e vogliamo dare delle possibilità a chi si ritrova ad avere in casa un possibile assassino o una persona violenta, fare capire che c’è chi può aiutarle».

«Un dolore straziante»

«Nel ricordo di Adele – ha aggiunto il vice presidente dell’associazione Caterina Nero – cerchiamo di portare avanti un segnale affinché nessuna mamma possa piangere un’altra figlia». Tre i colori delle rose deposte, bianco come la purezza, rosso come l’amore e la passione e giallo come la gelosia e la follia. Tre elementi di questa tragica storia, tre elementi presenti, forse, in tutte le storie, ma è come sono dosati, gestiti o arginati che può fare la differenza. «La violenza sulle donne si sta diffondendo a macchia d’olio – ha affermato il presidente dell’associazione Francesco De Fazio – e allora noi abbiamo intenzione di sensibilizzare, rivolgendoci in particolare agli alunni delle scuole». Presente all’evento anche il membro del direttivo Maria Nicolazzo. Per contattare l’associazione è possibile fare riferimento alla pagina facebook Associazione “Per te” Lamezia.