Alfredo Zanolini ha maturato il diritto di andare in pensione: grazie al riscatto degli anni degli studi universitari e di quelli del servizio militare, ha versato 44 anni di contributi, come sottolineato nella nota diffusa dal direttore generale dell'Azienda Ospedaliera di Cosenza Vitaliano De Salazar. Sommati all'età, il medico radiologo compirà 65 anni il prossimo 18 ottobre, questi requisiti gli consentono certamente di essere collocato in quiescenza.

Facoltà e non obbligo

Ma quello che la nota diffusa dagli uffici di Via San Martino non precisa, è che si tratta di una facoltà e non di un obbligo, giacché com'è noto, in virtù anche della carenza di specialisti che affligge il sistema sanitario nazionale, i medici ospedalieri possono rimanere in servizio anche in età più avanzata. Inoltre Zanolini è legato all'Azienda Ospedaliera, per l'incarico di direttore di unità operativa complessa ricoperto, da un contratto con scadenza 2027. Quindi avrebbe tutti i titoli per proseguire nel suo lavoro. Per cui è del tutto evidente che la scelta del primario di radiologia di imboccare la strada del pensionamento equivalga a rassegnare le dimissioni, sia pure in mancanza di una formale comunicazione in tal senso. Un abbandono determinato evidentemente da un mutamento dei contesti e delle condizioni che sarà lo stesso Zanolini eventualmente a spiegare, se ne avvertirà la necessità.

Perdere un medico è una sconfitta

Sicuramente si tratta, per l'Hub dell'Annunziata, di una fase estremamente complicata, controversa, e per certi versi contraddittoria. Poiché da una parte, grazie alla partnership con l'Università della Calabria, approdano in corsia medici di esperienza e di valore, apprezzati professionisti di fama nazionale ed internazionale, il cui contributo potrà essere determinante per rilanciare il comparto non solo locale ma anche regionale. Dall'altro però si registrano frizioni e malumori, accompagnati dalla fuga di altre figure professionali di spessore, la cui permanenza sarebbe al contrario certamente utile, se non determinante, per il corretto funzionamento dei servizi ospedalieri. L'addio di Alfredo Zanolini è emblematico: tra i primi in Italia a diagnosticare il Covid attraverso la tac ai polmoni, sarebbe, in ossequio al copione che ci propinano un giorno sì e l'altro pure che c'è una cronica carenza di personale tra le mura dello stabilimento dell'Annunziata, da trattenere in servizio a tutti i costi. L'impressione invece è che, non solo nessuna azione viene messa in campo per mantenerlo al suo posto, ma che addirittura venga accompagnato alla porta.

Un susseguirsi di dimissioni

Stessa impressione suscitata in altre recenti occasioni, leggi Pietro Scrivano al pronto soccorso oppure Andrea Denegri e prima ancora Cosimo Lequaglie alla chirurgia toracica e, ancora, Sebastiano Vaccarisi il quale ha scelto di lasciare una postazione di direzione della chirurgia epato-bilio-pancreatica in seno all'Annunziata, preferendo trasferirsi alla funzionale ma certo meno prestigiosa chirurgia dello Spoke di Corigliano-Rossano.

Nuovo arrivo al pronto soccorso

Considerazione a parte merita il dimissionario Domenico Lorenzo Urso, che ha mollato l'emergenza-urgenza in un amen, senza motivazioni apparenti se non quella di avere forse sottovalutato l'impegno di questo delicato ruolo al quale dovrebbe presto approdare il dottor Rocco Di Leo. Originario di Rocca Imperiale ed attualmente in servizio al nosocomio di Policoro, Di Leo ha già avuto un incontro informale con De Salazar: ha visitato il reparto ed avrebbe manifestato l'intenzione di accettare l'incarico. Giungerebbe in qualità di terzo nella vigente graduatoria concorsuale dietro, appunto, ai dimissionari Scrivano e Urso.