«Decliniamo ogni responsabilità». Quando una frase come questa viene detta da un medico in servizio in un ospedale pubblico c’è da preoccuparsi davvero. Quando poi a dirlo sono addirittura otto camici bianchi in servizio in un reparto dove nascono i bambini, il livello d’allarme sale ulteriormente.
È quanto accade a Vibo Valentia, dove i medici di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale Jazzolino hanno presentato un esposto alle procure di Catanzaro e Vibo Valentia, per denunciare la grave carenza di personale medico e infermieristico che rischia di paralizzare l’attività. In una lettera inviata anche al ministro della Salute, al commissario ad acta per la Sanità, ai dirigenti dell’Asp e del nosocomio, gli otto dottori in servizio arrivano a «declinare ogni responsabilità civile, penale ed amministrativa, se per il permanere di questo grave stato di cose dovesse derivare qualsiasi danno alle pazienti o ai nascituri».


Un reparto, quello nell’occhio del ciclone, costretto a fare i conti con l’uscita negli ultimi anni di ben sei dottori andati in pensione e mai rimpiazzati.
Orami sono rimasti in pochissimi. Degli otto medici in organico, più il direttore del reparto, sono soltanto sei quelli che effettuano i turni per l’assistenza h 24, con la relativa reperibilità notturna, costretti così a doppi turni di lavoro e a rinunciare ai riposi e alle ferie.
Un grido d’allarme che gli stessi firmatari avevano lanciato già nel 2017, rimanendo inascoltato senza sortire alcun effetto. Oggi la situazione è al collasso. I medici sono esasperati. Nella lettera denuncia chiedono di adeguare l’unità operativa agli standard normativi previsti per garantire l’assistenza in un reparto ad alto rischio di urgenze emergenze.

 

Con l’approssimarsi della stagione estiva, quando ogni medico dovrà usufruire delle dovute ferie, la situazione è destinata a diventare ancora più critica.
E, come se non bastasse, ad aggravare il contesto ci sono le carenze strutturali del vecchio ospedale, che si presenta come un cantiere per alcuni lavori che procedono a rilento. È il caso della nuova sala parto, che attende da sei anni di essere ultimata. Sulla carta mancherebbe solo il collaudo, ma – quasi inutile dirlo – tutto è fermo.
I medici calabresi sono ormai come soldati in trincea, spessi costretti a prestare servizio in ospedali da incubo, senza personale, senza presidi sanitari di base, a volte finanche senza garze. Quello dei camici bianchi è un grido d’allarme che si leva forte dal Pollino allo Stretto. E Vibo Valentia, nelle ultime ore, è l’epicentro della protesta.