E' stata rinviata al prossimo 5 gennaio la prima udienza del processo a carico di Umberto De Rose, accusato di tentata violenza privata nell'ambito dell'inchiesta sulla mancata uscita del quotidiano 'L'Ora della Calabria' per evitare la pubblicazione della notizia dell'indagine a carico di Andrea Gentile, figlio del senatore Antonio.
L'udienza è stata nuovamente rinviata a causa di un difetto di notifica a De Rose. Il processo, quindi, non è mai partito. Dopo la chiusura delle indagini nel giugno 2014, la Procura di Cosenza ha deciso di ricorrere alla citazione diretta a giudizio per l'ex presidente di Fincalabra. Secondo gli inquirenti, sarebbe lui l'unico protagonista dello scandalo 'Oragate'. Nel registro degli indagati era finito anche il nome di Andrea Gentile, ma la sua posizione e' stata poi stralciata e archiviata. Tutto rinviato al prossimo anno, quindi quando dovrebbero essere sentiti i primi testimoni, tra i quali l'ex direttore della testata Luciano Regolo e l'editore Alfredo Citrigno, parti offese. Secondo la ricostruzione del pm Domenico Assumma, titolare del fascicolo, la sera del 18 febbraio del 2014 De Rose, proprietario della tipografia che stampava il quotidiano 'L'Ora della Calabria', chiamo' l'editore Alfredo Citrigno per chiedergli di non pubblicare la notizia sull'inchiesta nei confronti del figlio del senatore Gentile.


Lo stampatore, in una telefonata registrata dal direttore Luciano Regolo, fece esplicito riferimento a possibili ritorsioni da parte della famiglia Gentile ("il cinghiale quando e' ferito ammazza tutti"). Una volta capito che la notizia sarebbe stata pubblicata avrebbe ricorso al 'guasto' della rotativa per impedire l'uscita del quotidiano. Il tutto, sostiene la Procura cosentina, in assoluta autonomia. Durante le indagini e' stata effettuata una perizia sulla rotativa che quella notte sarebbe andata in tilt. Secondo i consulenti chiamati dalla Procura non vi fu alcuna rottura. La rotativa – sostiene l'accusa – era assolutamente in grado di stampare il quotidiano. Ora la parola spetta ai giudici.