«Io sono uno scultore e in questi giorni mi chiedevo in che modo poter aiutare coloro che stanno combattendo una battaglia al posto mio che è anche la mia, che è anche la nostra». Nasce dall’esigenza di sentirsi utile e di combattere in qualche modo una battagli accanto a quegli eroi col camice bianco che anche in Calabria in queste ore stanno mettendo tutte le loro forze in campo per contrastare la diffusione del contagio da coronavirus. Lo scultore Antonio Tropiano, di Santa Caterina Sullo Ionio, nel catanzarese, ha deciso così di lanciare una raccolta fondi e di donare contestualmente al policlinico universitario Mater Domini di Catanzaro, ospedale covid, la sua scultura “Exodus”, realizzata qualche anno fa immaginando il viaggio della speranza di un giovane  del centro Africa fino a Lampedusa, dopo essere stato seviziato e torturato. Un piede in cerca di un futuro migliore che oggi è diventato il piede di tutti noi.  

Il piede simbolo di speranza

«Ho immaginato quel giovane caricato come un ladro di notte in mano a un ladro di mare su quelle carrette della speranza, come diceva Gianmaria Testa - spiega Tropiano -. Ho immaginato il suo primo contatto con il mare come un momento di disperazione, di delusione perché la solidità rappresentata dal tronco di cipresso che è quell’occidente a cui lui affidava le sue aspettative si è improvvisamente consumata».

Il ruolo dell’arte

Per l’artista, il compito dello scultore è quello di tentare di cristallizzare un pensiero per poi dilatarne lo sguardo. «Penso che a me sia successo proprio questo nelle ultime settimane perché mi sono accorto che quel piede che avevo realizzato tanto tempo fa  è in realtà il nostro piede, in un momento di grande tensione e di grande debolezza come questo. Il nostro è un piede fragile, un piede pauroso, impaurito. Mentre il tronco è la solidità che rappresenta la fede cieca nei confronti della scienza».

 

«Io sono convinto che tutto questo finirà e quando sarà finito molte cose cambieranno per non cambiare mai. E a questo processo nemmeno l’arte, che per tanti anni ha pensato di poter essere immune da certi cambiamenti, potrà sottrarsi. Così mi sono chiesto come poter dare concretezza materica al mio mestiere e riflettendo con le persone a me vicine ho pensato di donare questa scultura e lanciare la raccolta fondi.  Io mi sono semplicemente limitato a lanciare una pietra in uno stagno sperando che smettesse di sentirsi una pozzanghera ma avesse l’ambizione di diventare un lago o addirittura una distesa marina».

#anchedacasa

E così l’invito dello scultore ai cittadini è quello di sentirsi tutti coinvolti e di sostenere l’iniziativa: «Basterà andare sulla pagina facebook “Antonio Tropiano scultore”, lì c’è il link che consentirà di effettuare la donazione.  La campagna è abbinata all’ashtag #anchedacasa perché noi viviamo in una condizione di paura asfittica, chiusi nelle nostre abitazioni ma l’anima è fatta di spirito e non può essere trattenuta, deve necessariamente essere liberata perché è destinata a volare».