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«Gli esiti dell’inchiesta “Robin Hood”, magistralmente condotta dalla Direzione distrettuale della Procura della Repubblica di Catanzaro e dalle forze dell’ordine cui va il plauso da parte di Cgil, Cisl e Uil, porta nuovamente in evidenza due impegni improcrastinabili per la Calabria: la necessità di mettere mano ad una seria operazione verità sulle società partecipate e l’incapacità sino ad oggi dimostrata dalla classe politica regionale di porre un freno alla gestione distorta e clientelare di questi enti».
Lo riporta un comunicato stampa a firma dei tre segretari generali: Angelo Sposato, Paolo Tramonti e Santo Biondo.
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«Il fatto che la magistratura, questa volta quella di Catanzaro, abbia scoperchiato gli interessi perversi che ruotano attorno ai fondi comunitari, alla loro gestione e, soprattutto, alle strutture che sono state individuate per il loro corretto investimento – continuano - è il sintomo più evidente che, ancora oggi, in questa regione c’è qualcosa che non funziona per come dovrebbe».
Evidenziata la necessità di riforma degli enti in house della Regione Calabria:
«Cgil, Cisl e Uil Calabria da tempo hanno posto all’attenzione degli amministratori regionali la necessità di portare a compimento un’operazione di verifica attenta ed approfondita di queste società e l’esigenza di applicare quelle scelte di riforma che, da troppo tempo, sono rimaste lettera morta».
I sindacati hanno quindi sostenuto che per la spesa delle risorse nazionali e comunitarie «la regione debba promuovere sia la sottoscrizione di un protocollo di legalità, che l’attivazione di quei strumenti, tra i quali la Stazione Unica Appaltante, al fine di garantire la trasparenza e la tracciabilità sull’utilizzo di questi stanziamenti fondamentali per lo sviluppo della nostra terra».
La politica in questo campo «continua a farsi sostituire dalla magistratura che – evidenziano - nonostante ristrettezze di organico e carenza di mezzi ancora irrisolti, continua a svolgere egregiamente il suo lavoro di contrasto alla criminalità e alle logiche perverse di coloro che lucrano sul futuro dei calabresi».
«La Politica dei report potrebbe inoltre, dare evidenza pubblica ai calabresi su tutta la spesa e i beneficiari della stessa, in relazione alle risorse europee della programmazione 2007/2013 e, predisporre al tempo stesso un data base, consultabile dai cittadini calabresi, in modo da tracciare la futura spesa e rendere pubblici futuri beneficiari dei progetti realizzati con il Por Calabria 2014/2020 .
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Gli amministratori regionali, cui abbiamo rivolto questo appello sin dall’inizio della legislatura, non si possono più sottrarre dal chiarire i contorni sulla gestione delle risorse europee e sull’utilizzo degli enti pubblici che dalle risultanze investigative, e dalla relazione ultima della Corte dei Conti vengono segnalati come centri per la gestione del potere ad uso clientelare».
Nel ricordare al governo regionale l’urgenza di “un’attenta e seria azione chiarificatrice sull’uso delle risorse regionali”: «È giunto il momento che la politica proceda ad una reale operazione di verità sul disastro della partecipazione pubblica calabrese, società pubbliche, fondazioni, enti, a partire da Calabria verde e Fincalabra. Per quest'ultima ribadiamo – concludono - la necessità di un confronto urgente per superare le gestioni opache del recente passato. In questo ambito bisogna restituire alla produttività le aziende che sono funzionali al progetto di sviluppo della Regione e mettere fine così alle pratiche di illegalità che nel corso degli anni hanno permesso ai truffaldini di turno, il saccheggio delle risorse pubbliche».