Sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Catanzaro (presidente Reillo, a latere il giudice Commodaro) nel processo nato dall’operazione antimafia denominata Miletos che ha registrato la conferma della sentenza di primo grado. La condanna a 21 anni di carcere è stata confermata per Giuseppe Corigliano, 86 anni, di Mileto, accusato dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio 2013 a Mileto. 

Conferma delle assoluzioni, invece, per: Francesco Mesiano, 51 anni, già condannato per l’omicidio del piccolo Nicolas Green (avvocati Michelangelo Miceli e Francesco Calabrese), con l’accusa che aveva chiesto per lui in primo grado la condanna all’ergastolo; Vincenzo Corso, 51 anni, di Mileto, cognato di Mesiano (avvocati Salvatore Staiano, Giuseppe Monteleone, Gianfranco Giunta) nei cui confronti in primo grado era stata chiesta la condanna all’ergastolo; Gaetano Elia, 56 anni, di Mileto (avvocati Franco Iannello e Francesco Muzzopappa), per il quale in primo grado erano stati chiesti 21 anni (riformata la sentenza assolutoria con la formula “per non aver commesso il fatto”); Giuseppe Ventrice, 46 anni, di Mileto (avvocati Michelangelo Miceli e Sergio Rotundo), nei cui confronti in primo grado erano stati chiesti 21 anni di reclusione (riformata la sentenza assolutoria con la formula “per non aver commesso il fatto”); Rocco Iannello, 45 anni, di Mileto (avvocati Giuseppe Di Renzo e Mario Santambrogio) e per lui in primo grado erano stati chiesti 2 anni e 6 mesi. A tali imputati veniva contestato l’omicidio di Angelo Antonio Corigliano. 

La Corte d’Assise d’Appello (così come chiesto dalla Procura generale di Catanzaro) ha confermato la condanna a 21 anni di reclusione nei confronti di Giuseppe Corigliano, 86 anni, di Mileto, accusato dell’omicidio di Giuseppe Mesiano, ucciso il 17 luglio 2013 a Mileto. 

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Gli omicidi Mesiano e Corigliano

Giuseppe Corigliano avrebbe agito in concorso con Angelo Antonio Corigliano, quest’ultimo poi ucciso il 19 agosto 2013. L’omicidio di Angelo Antonio Corigliano, 30 anni, camionista di Calabrò (frazione di Mileto) è avvenuto il 19 agosto 2013 nella centralissima via Vittorio Emanuele a Mileto alle ore 15:30.   La vittima è stata raggiunta da nove colpi di pistola calibro 9×21.  Angelo Antonio Corigliano, emigrato per lavoro a Milano, si trovava alla guida di un’auto, una Fiat Punto di colore rosso, ed era da pochi giorni rientrato a Mileto per un periodo di ferie. Nel vano porta oggetti dell’auto, i carabinieri trovarono all’epoca una pistola calibro 7,65 con il colpo in canna che la vittima non ha fatto in tempo ad usare.
Tale fatto di sangue sarebbe stata la risposta all’omicidio di Giuseppe Mesiano (17 luglio 2013), ucciso nella sua casetta di campagna intorno alle ore 19 in località “Pigno”.  A fare la macabra scoperta furono i familiari che non vedendolo rientrare a casa si portarono in campagna dove la vittima era solita trascorrere i pomeriggi. Giuseppe Mesiano (padre di Francesco Mesiano) è stato trovato crivellato di colpi (almeno cinque) esplosi da una pistola che ha aperto il fuoco da distanza ravvicinata.

Due i colpi che hanno raggiunto la vittima al volto. A contribuire alla ricostruzione dei fatti di sangue, le dichiarazioni di Oksana Verman, di nazionalità ucraina, ma residente a Vibo Valentia, amante di Salvatore Pititto.   La donna dal febbraio del 2017, dopo essere stata arrestata nell’operazione antidroga denominata “Stammer”, ha deciso di collaborare con la giustizia.   Secondo l’accusa, i Mesiano avrebbero voluto costringere i Corigliano del supermercato a pagare loro una tangente per la mancata vendita del loro pane prodotto dal panificio “F.   lli Mesiano”.  In seguito all’incendio del portone di casa da parte di Francesco Mesiano e Rocco Iannello, Giuseppe Corigliano in concorso con il figlio Angelo Antonio (poi ucciso il 20 agosto 2013) avrebbe reagito uccidendo con sette colpi di pistola Giuseppe Mesiano il 17 agosto del 2013.