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La Dda di Reggio Calabria muove nuove accuse nei confronti di Sebastiano Musarella. Nella giornata odierna, infatti, all’uomo, che si trova rinchiuso in carcere, è stato notificato un provvedimento che lo inquadra come mandante degli atti perpetrati contro i titolari di una nota pizzeria di Reggio Calabria.
Tali fatti erano balzati agli onori della cronaca pochi giorni fa, con l’operazione “Lampo”, con cui Polizia e Carabinieri avevano fatto luce sulle intimidazioni, i danneggiamenti e le minacce nei confronti di una famiglia d’imprenditori reggini. In manette erano finiti, colpiti da decreto di fermo, Gianfranco Musarella (fratello gemello di Gianfranco), Antonio, Giovanni e Alessandro Marra.
Nel corso delle perquisizioni, effettuate in uno stabile nella disponibilità del gruppo, era stato rinvenuto anche un arsenale micidiale, con armi da guerra. Una vera e propria “Santabarbara” a disposizione di un sodalizio criminale che, secondo gli investigatori, ruota attorno agli interessi della famiglia De Stefano.
Il provvedimento emesso nei confronti di Musarella, difeso dagli avvocati Lorenzo Gatto e Alberto Marrara (quest'ultimo difensore anche degli altri indagati), conferma questa tesi. Come si ricorderà, infatti, l’uomo era stato già tratto in arresto per un’estorsione ai danni di un cantiere al centro di Reggio Calabria. Poi l’operazione “Il principe” svelò l’intreccio di affetti e interessi con Giovanni De Stefano. Una vicinanza assai forte, tanto da far ritenere che Musarella fosse un vero e proprio luogotenente del boss di Archi.
Nei mesi scorsi, dopo la condanna a dieci anni e otto mesi di prigione, tentò per due volte il suicidio nel carcere di Frosinone, dove si trova rinchiuso.
Una storia tormentata quella di Musarella, che oggi si arricchisce di un nuovo capitolo: l’accusa di essere il mandante di quegli atti efferati compiuti ai danni di imprenditori reggini che non hanno esitato a rivolgersi alle forze di polizia per ottenere giustizia. E così è stato in pochissimi giorni.
Consolato Minniti