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“Bisogna essere conseguenti e coerenti con ciò che si dichiara”. Questa volta a finire nel mirino del capo della Procura distrettuale antimafia Nicola Gratteri sono i lametini, cittadini e imprenditori, accusati di professarsi a parole contro la mafia salvo poi piegarsi a logiche estorsive ed esprimere segnali di sudditanza nei confronti delle cosche.
Nicola Gratteri a seguito dei fermi emessi questa mattina nella città della piana contro nove persone accusate di associazione a delinquere di stampo mafioso e ritenute contigue alla cosca Giampà ha puntato il dito contro l’antimafia di “facciata”, quella che partecipa ai convegni e ai dibattiti ma poi non denuncia le vessazioni patite sul territorio.
“Sono qui da un anno – ha dichiarato Gratteri – e nel corso di questo anno nella città di Lamezia sono stati effettuati 103 arresti tra le fila della cosca Cerra-Torcasio-Gualtieri e 34 tra gli appartenenti della cosca Giampà. A questo punto credo che i cittadini di Lamezia Terme debbano farsi un esame di coscienza. Non sappiamo cosa la magistratura e le forze dell’ordine possa fare di più per meritarne la credibilità. Non ci sono più alibi per i commercianti e per quelli che a parole dichiarano di essere dalla parte della legalità o per quelli che partecipano ai festival. Bisogna credere che l’impegno antimafia si limita solo alla partecipazione a convegni e dibattiti? È necessario essere consequenziali e coerenti – ha criticato Gratteri – con ciò che si dichiara. Oggi rivolgo un appello ai cittadini e ai commercianti: con questi nove fermi abbiamo continuato a recidere i germogli di queste famiglie di ‘ndrangheta. Nessuno può più affermare che le istituzioni latitano sul territorio. Basta alibi, questi numeri dimostrano la presenza delle forze dell’ordine e della magistratura. È ora che i cittadini facciano la loro parte perché noi la nostra la stiamo facendo”.
È toccato poi al procuratore aggiunto Giovanni Bombardieri spiegare i dettagli dell’operazione Filo Rosso che ha condotto all’azzeramento della riorganizzazione della cosca Giampà a seguito della scarcerazione di alcuni elementi di spicco che assieme a ragazzi, alcuni appena ventenni, avevano riavviato le attività estorsive sul territorio. Altro elemento della pericolosità della cosca, sottolineato dal procuratore, è la preoccupazione, emersa nel corso dell’ascolto di intercettazioni telefoniche, della famiglia Giampà dopo aver appreso del sequestro di armi avvenuto in danno dell’avversaria famiglia Torcasio.
In tal senso va interpretata la conversazione ambientale intercorsa fra Gianluca Giovanni Notarianni e Saverio Giampà, nella quale si evidenziava come i due facevano riferimento all’arresto di Pasquale Caligiuri e Saverio Torcasio detto “il geometra”, soggetti questi organici alla cosca loro avversa: Torcasio. I due interlocutori infatti, esternando tutta la loro preoccupazione, commentavano l’arresto ed il sequestro di numerose armi clandestine, operato dai carabinieri nel novembre del 2016 ipotizzando che gli stessi si stavano organizzando al fine di compiere delle azioni omicidiarie al loro indirizzo. A tal proposito Saverio Giampà riferiva al suo interlocutore Gianluca Notarianni che appena avrebbe avuto disponibilità economiche sufficienti, avrebbe sicuramente agito di anticipo realizzando azioni cruente nei confronti dei soggetti ritenuti loro contrapposti.
Notarianni: “Che gli hanno trovato a quelli, non sto dormendo per niente”
Giampà: “Minchia ieri sera ci pensavo”
Notarianni: “Io non sto dormendo”
Giampà: “Ma devo fare saltare tutto”
Notarianni: “Ma questi qua allora hanno qualcosa davvero contro di noi, con me. Mo vediamo che dobbiamo fare, se mi vogliono fare qualcosa a me e a te”
Giampà: “Se mi riprendo economicamente li “sbundo”, mi devo riprendere economicamente”
Luana Costa