Blitz dei carabinieri in provincia di Agrigento. Il vertice di una famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro sarebbe stato in contatto con una 'ndrina calabrese
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Emergono anche rapporti tra il vertice della famiglia mafiosa di Palma di Montechiaro (Agrigento) e la 'ndrina calabrese dei Barbaro di Platì nell'inchiesta antimafia "Condor" che questa notte in Sicilia ha portato a dieci misure cautelari.
L'operazione antimafia eseguita fra Licata, Palma di Montechiaro, Canicattì e tutta la parte orientale dell'Agrigentino ha portato alla luce gli appartenenti a un'associazione a delinquere di tipo mafioso dedita al traffico di sostanze stupefacenti, a estorsioni ai danni di imprenditori e a danneggiamenti a mezzo incendio.
A carico di alcuni degli indagati - dieci gli agrigentini - sono stati acquisiti gravi indizi sull'interferenza esercitata da Cosa Nostra sul lucroso settore economico delle transazioni per la vendita di uva e la progressiva ingerenza in questo comparto da parte della Stidda. Proprio in tale ambito, riferisce Ansa, sarebbero emersi i rapporti con la 'ndrangheta.
L'inchiesta ha portato alla luce anche il controllo illecito di una grossa parte del settore imprenditoriale delle slot machines e degli apparecchi da gioco installati nei locali commerciali; nonché le estorsioni in danno di un imprenditore costretto ad astenersi dalla partecipazione ad un'asta giudiziaria finalizzata alla vendita di alcuni terreni; la tentata estorsione in danno di un altro imprenditore del settore della distribuzione e gestione di congegni e apparecchi elettronici; la gestione di un impianto di pesatura dell'uva, i cui proventi sarebbero stati in parte destinati al mantenimento dei detenuti. Ed ancora è stata ricostruita l'estorsione - consistita nell'imposizione dell'assunzione di uno degli stessi indagati - ai danni di un'impresa aggiudicataria di lavori a Ravanusa e l'incendio ai danni del titolare di un'autodemolizione con deposito giudiziario.