Attirato in una azienda agricola con un pretesto, ucciso a colpi d’arma da fuoco e la sua auto data alle fiamme. È la ricostruzione dell’omicidio di Massimo Vona, allevatore 44enne di Petilia Policastro, scomparso il 30 ottobre 2018 e vittima di lupara bianca, emersa dall’attività investigativa dei carabinieri che questa mattina ha portato a un’operazione antimafia con l’esecuzione di un decreto di fermo di indiziato di delitto emesso dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, nei confronti di 12 indagati, ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione di tipo mafioso, omicidio, estorsioni, usura, delitti in materia di armi, furti, danneggiamenti seguiti da incendio, tutti aggravati dal metodo mafioso. 

L'omicidio di Massimo Vona

In particolare, le indagini, hanno permesso di identificare secondo gli inquirenti il mandante (già detenuto per altri reati) ed un esecutore materiale dell’omicidio, maturato in un contesto mafioso, ricostruendone le varie fasi. Il 30 ottobre del 2018, Vona – considerato dagli investigatori organico alla locale cosca - esce di casa e si dirige in una azienda agricola in località Scardiato di Petilia Policastro, dove viene attirato con il falso pretesto di “consegnargli” i responsabili dell’incendio appiccato due anni prima a un suo capannone. È in quella azienda agricola, dunque, che Vona sarebbe stato ucciso con almeno due colpi d’arma da fuoco. A sparare, secondo la ricostruzione fornita dagli inquirenti, sarebbe stato Pierluigi Ierardi.

L'auto bruciata a Petilia Policastro

Con lui sarebbero stati presenti anche altri soggetti, che al momento non sono stati identificati. L’assassino e i suoi complici avrebbero poi proceduto all’eliminazione fisica del cadavere, che non è mai stato ritrovato. L’8 novembre scorso, nell’ambito delle attività di ricerca dell’allevatore scomparso, i carabinieri rinvennero, in una stradina interpoderale in località Scavino di Petilia Policastro un’auto completamente distrutta dalle fiamme. Era la Fiat Punto blu di Vona.