Chiedono giustizia per la morte crudele e senza senso di un ragazzo di 34 anni, attribuita a un uomo che solo nove mesi dopo essere stato arrestato dai carabinieri con l’accusa di essere il mandante del delitto, ha lasciato il carcere ed è tornato a casa. 


Dopo la decisione dei giudici del riesame e della corte d’assise Evangelista Russo è stato sottoposto ai domiciliari, il suo stato di salute giudicato incompatibile con il regime carcerario. 

La paura e il dolore 

Una decisione che ha fatto ripiombare nel dolore e nella paura Antonio e Rosa, padre e madre di Francesco Rosso, ucciso nell’aprile di quattro anni fa dietro al bancone della sua macelleria di Simeri mare: «Se è davvero malato come dicono – ha detto il papà di Francesco, Antonio Rosso – potrebbe uccidere anche me questa volta, come voleva fare quattro anni fa». 

 

La signora Rosa Arcuri madre di Francesco, nel suo sfogo, chiede aiuto al procuratore Gratteri: «Aiutate questa mamma disperata – ha detto la donna – perché mio figlio aveva solo 34 anni e non era un delinquente, era una persona speciale. Russo deve tornare in carcere o in una struttura adeguata a lui, alla sua malattia falsa, perché non è una malattia la sua, ma una falsità. Non chiedo vendetta, ma solo giustizia. Aiutatemi, sono disperata».

L'esecutore: 17 anni di carcere

Troppo leggera, secondo loro, anche la pena di 17 anni di carcere inflitta alla fine del processo abbreviato all’esecutore materiale, Danilo Monti, che dopo l’arresto ha collaborato con i Carabinieri e i magistrati della Procura. Papà Antonio ha incalzato: «Vale 17 anni la vita di mio figlio?». «Non possiamo accettare di averlo a pochi metri da casa nostra – ha detto Mariella Arcuri cugina di Francesco Rosso - non possiamo pensare che un assassino stia tra gli affetti della propria casa, perché a noi ci ha tolto tutto, ci ha distrutto».