In carcere a Benevento aveva chiesto gli arresti domiciliari poiché le norme di distanziamento sociale in vigore per la pandemia avrebbero rappresentato un'adeguata misura
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«Il decorso del tempo non costituisce in sé elemento idoneo a modificare il quadro delle ricorrenti esigenze cautelari». Con questa motivazione la Corte d'Assise di Catanzaro ha rigettato l'istanza di sostituzione della misura cautelare avanzata da Antonio Procopio, 33 anni di Catanzaro, finito in carcere nell'ottobre del 2018 con l'accusa di omicidio. Il 33enne assieme a Danilo Monti, Gregorio Procopio e Vincenzo Sculco, è infatti, ritenuto tra gli esecutori materiali dell'omicidio del macellaio Francesco Rosso, avvenuto il 14 aprile del 2015 a Simeri Crichi. In particolare, di aver eseguito nei giorni immediatamente precedenti all'omicidio una serie di sopralluoghi nelle vicinanze della macelleria per verificare la presenza dell'impianto di videosorveglianza.
In carcere a Benevento attraverso il suo legale, l'avvocato Antonio Larussa, ha avanzato un'istanza di sostituzione della misura cautelare in carcere agli arresti domiciliari. "I fatti ascritti all'imputato - si legge - sono ormai risalenti a 5 anni orsono, senza che, nel lasso temporale intercorso, fossero emersi a suo carico, nonostante l'attività investigativa dispiegata, indizi di ulteriore compromissione criminose. Pertanto, l'obbligo generalizzato di distanza sociale attualmente vigente ed il correlato controllo del territorio in atto, possono senz'altro attribuire un concreto significato in punto di adeguatezza degli arresti domiciliari in costanza dell'insussistenza di finalismo mafioso nei reati a lui contestati, peraltro risalenti nel tempo".
Un'istanza che tuttavia non ha passato il vaglio della Corte d'Assise, dov'è in corso il processo per omicidio. Secondo i giudici (Alessandro Bravin, presidente; Carmela Tedesco, a latere) "permangono inalterate le ragioni sottese all'applicazione della misura non ravvisandosi alcun elemento di novità atto a determinare la rivisitazione del già valutato quadro di esigenze cautelari, anche avuto riguardo alla gravità dei fatti oggetto di contestazione ed alla natura prescrittiva e meramente fiduciaria delle misure amministrative atte al contenimento della pandemia".
Si sono costituiti parte civile nel processo i familiari di Francesco Rosso, rappresentati dagli avvocati del foro di Catanzaro Nunzio Raimondi, Manuela Costa e Piero Mancuso.