«È vero, ha esploso numerosi colpi. È però anche vero che solo tre hanno colpito la vittima, due dei quali alle gambe… Giuseppe Carnovale non voleva uccidere. È certo che non volesse commettere questo reato». A parlare ai microfoni di LaC News24 è l’avvocato Adele Manno, pochi minuti prima dell’udienza di convalida del fermo – attualmente in corso al carcere di Vibo – che vede davanti al gip i due indagati per l’omicidio di Massimo Ripepi, consumato alle 13 di domenica scorsa a Piscopio, frazione di Vibo Valentia: Giuseppe Carnovale e Michele Ripepi, rispettivamente ex cognato e figlio della vittima. Alle 12 in Procura è invece atteso il conferimento dell’incarico per l’autopsia che sarà affidato al medico legale Katiuscia Bisogni, la difesa ha invece incaricato un suo specialista, il dottor Massimo Rizzo.

«Dobbiamo partire dal presupposto che Giuseppe Carnovale si è presentato spontaneamente dagli inquirenti e ha ammesso le sue responsabilità – ha spiegato la penalista -. Il rischio, in questo caso, è che si vada oltre il reale, che vi sia una interpretazione malevola. Il mio impegno in questo processo è finalizzato a far emergere la verità storica: il mio assistito non voleva uccidere».

Quanto al movente, i reiterati maltrattamenti e le persecuzioni a cui la vittima avrebbe sottoposto negli anni l’ex moglie e i due figli, l’avvocato Adele Manno mostra grande rispetto: «La mia sensibilità umana mi impone di avere rispetto per le persone che adesso stanno piangendo e non posso dire altro».