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Non è stato Paolo Chiappalone ad attentare la vita dell’avvocato Francesco Nizzari ed a uccidere Martino Luverà.
La prima sezione della Corte di Cassazione ha messo oggi fine ad una triste vicenda di cronaca assolvendo il barbiere palmese Paolo Chiappalone, difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Girolamo Curti, dai gravissimi reati di tentato omicidio ai danni dell’avvocato Francesco Nizzari e dall’omicidio (quale evento non voluto) di Luverà Martino.
Dopo la relazione del giudice relatore del Collegio, Siani, è intervenuto il procuratore generale che ha argomentato le proprie ragioni per circa un’ora chiedendo l’annullamento della sentenza assolutoria con rinvio alla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria per una nuova valutazione.
Le medesime conclusioni hanno rappresentato gli avvocati delle parti civili intervenuti, Francesco Cardone e Domenico Infantino, mentre l’avvocato Guido Contestabile, intervenuto in difesa di Chiappalone, ha concluso per il rigetto di tutti i ricorsi proposti chiedendo, pertanto, che avessero seguito le due sentenze assolutorie già pronunciate dalla Corte d’Assise di Palmi e dalla Corte di Assise d’Appello di Reggio Calabria.
La Corte di Cassazione, all’esito di una complessa camera di consiglio, ha dato ragione a Chiappalone confermando la sentenza assolutoria.
I fatti al centro della vicenda giudiziaria risalgono al 13 novembre del 2010, quando in un agguato a Palmi morì un giovane originario di San Martino di Taurianova, Martino Luverà, e rimase gravemente ferito l’avvocato Francesco Nizzari.