Non avrebbe agito da solo Salvatore Fuscaldo, qualcuno lo avrebbe aiutato, se non subito, dopo. E' questa la pista che si sta irrobustendo nelle indagini sull’omicidio di Antonella Lettieri, la commessa ritrovata il nove marzo esanime, in una pozza di sangue, all’interno del suo appartamento di via Cilea a Cirò.

 

Gli indizi contro l’unico indagato in carcere, il vicino di casa, il marito della sua più cara amica, sono pesanti, difficili da collocare in un perimetro diverso da quello dell’assassinio. Dal sangue di Fuscaldo ritrovato mescolato a quello di Antonella nella sua automobile, al portachiavi con l’effigie della stessa associazione di caccia a cui il bracciante era iscritto rinvenuto sotto il corpo di commessa, fino alla trapunta intrisa copiosamente di sangue recuperata in un vigneto adiacente a quello in cui l’uomo lavorava. Oltre alla coperta, inoltre, sono stati ritrovati degli scarponcini con tracce ematiche che sembrano essere proprio gli stessi sfoggiati da Fuscaldo nelle sue foto di caccia.

 

Circostanze spiazzanti che non chiariscono però ancora il movente affidato probabilmente al telefono di Antonella ora al vaglio del Racis, il raggruppamento dei carabinieri che si occupa di indagini scientifiche. Gli accertamenti sono iniziati ormai da giorni ed è possibile che siano stati già conclusi e che gli inquirenti aspettino a rivelare quanto scoperto, anche in ragione del segreto che è stato posto sulle indagini.

 

Tiziana Bagnato