Un’auto, una Volkswagen Golf di colore “grigio topo”, per 5 o 6 volte è transitata lungo la strada provinciale, a Limbadi, in direzione dell’abitazione di Francesco Timpano, il 45enne ucciso lo scorso 12 agosto sulla spiaggia di Nicotera sotto gli occhi della moglie e davanti a numerosi bagnanti. A riferirlo ai carabinieri è il figlio della vittima e, quello del pedinamento avvenuto il giorno precedente all’omicidio, è solo uno degli elementi d’indagine emerso dagli interrogatori eseguiti dagli inquirenti nell’immediatezza del fatto.

 

La circostanza rivelata dal figlio di Timpano, e da lui segnalata anche al padre che gli confermava di aver notato anche lui strani movimenti sotto casa, testimonia come la vittima dell’omicidio al lido “Il gabbiano” di Nicotera Marina, fosse già nel mirino del suo presunto killer, Giuseppe Olivieri, che nella serata di ieri si è consegnato ai carabinieri di Nicotera accompagnato dal proprio legale di fiducia, Francesco Schimio.

 

Tra le testimonianze acquisite agli atti vi è poi quella di un avventore del lido balneare il quale ha riferito di essere stato avvicinato, intorno alle 15.15, da un uomo con la maglietta rossa, visibilmente agitato, che gli ha chiesto un accendino per accendersi una sigaretta e, dopo averla accesa, ha pronunciato una frase del tipo “che devo ammazzare qualcuno” per poi allontanarsi dal tavolo dove si trovava il cliente. Quest’ultimo riferisce di aver sentito, pochi istanti dopo, alcuni colpi d’arma da fuoco provenire dalla spiaggia e di essersi poi visto travolto da una folla di persone di fuga. Drammatico il racconto della moglie di Timpano, la quale ha riferito di essersi diretta in compagnia del marito nella zona delle docce, con l’uomo a precederla di alcuni passi. Voltatasi, ha riferito ancora di aver udito colpi di arma da fuoco e aver visto suo marito per terra mentre un uomo dalla corporatura robusta e i capelli rasati, con addosso maglietta rossa e occhiali da sole, si allontanava fuggendo con in mano la pistola “ancora fumante”. Circostanza avvalorata dalla testimonianza del titolare del lido, Antonio Buccafusca, che al momento dell’omicidio si trovava seduto sulla veranda principale, posta sul lato strada, riferendo poi di essere entrato nel bar e di aver notato il killer uscire repentinamente dal lido correndo verso il lungomare. Chiedendo all’uomo in fuga cosa fosse successo, il titolare non ha ricevuto alcuna risposta dall’uomo che ha continuato la sua fuga.

 

Buccafusca ricorda anche di aver notato l’uomo con la maglietta rossa, circa mezz’ora prima dell’omicidio, entrare nel bar e ordinare una birra per poi dirigersi verso la veranda lato mare. Un punto di osservazione privilegiato per scrutare i movimenti di quella che da lì a pochi minuti sarebbe divenuta la sua vittima.

 

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