Oggi in Aula l’arringa dei legali di Joselito e Michael Marras accusati dell'omicidio dei due allevatori calabresi. Tra una settimana è prevista la sentenza
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Un duplice omicidio commesso per legittima difesa dal solo Joselito Marras, con il figlio Michael che non sarebbe nemmeno stato presente sul luogo del delitto. È questa la ricostruzione alternativa avanzata dai difensori dei due allevatori, padre e figlio di 53 e 28 anni, sotto processo a Cagliari con rito abbreviato per la morte di due allevatori calabresi, i fratelli Massimiliano e Davide Mirabello, di 35 e 40 anni, uccisi il 9 febbraio dello scorso anno nelle campagne di Dolianova.
Nelle scorse settimane il pubblico ministero Gaetano Porcu aveva chiesto vent'anni di reclusione per padre e figlio, ritenendo che tutti e due avessero partecipato all'omicidio dei due fratelli per dissidi che andavano avanti ormai da tempo. Ma gli avvocati difensori Maria Grazia Monni e Patrizio Rovelli oggi, in una discussione fiume durata quasi sei ore, hanno contestato la ricostruzione dell'accusa, ritenendo che Joselito Marras abbia ucciso per difendersi da un'aggressione con il coltello da parte dei fratelli Mirabello. Davanti al giudice Giorgio Altieri le difese hanno dato battaglia, ritenendo che Michael Marras non abbia preso parte al duplice delitto.
Secondo l'accusa, Joselito e Michael Marras avrebbero gettato i corpi dei due fratelli nella macchia mediterranea, alla mercé dei cinghiali dopo averli uccisi: uno con una fucilata, l'altro a bastonate. Il movente, secondo il pubblico ministero, sarebbe da ricercare nelle liti continue per questioni di pascolo e nella tensione che, nel tempo, si era accumulata tra le due famiglie. Per martedì prossimo il pm Porcu ha annunciato repliche, ma lo stesso giorno il giudice potrebbe ritirarsi in camera di consiglio per la sentenza.