Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha respinto il ricorso presentato dagli avvocati del 57enne di Limbadi che è accusato di aver ucciso e distrutto il cadavere dell'imprenditrice di Laureana. È stato arrestato nell'ambito dell'operazione Maestrale Carthago
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Resta in carcere Salvatore Ascone, 57 anni, di Limbadi, arrestato nell’operazione antimafia Maestrale-Carthago con l’accusa di aver ucciso e distrutto il cadavere di Maria Chindamo, l'imprenditrice di Laureana di Borrello rapita dinanzi al cancello della sua tenuta agricola di Limbadi il 6 maggio 2016.
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Il Tribunale del Riesame di Catanzaro ha respinto il ricorso degli avvocati Salvatore Staiano e Antonio Caruso. Ascone è accusato dell’omicidio in concorso con altre due persone (uno deceduto e uno all’epoca dei fatti minorenne). Il rapimento e l’omicidio della donna sarebbero scaturiti a seguito del suicidio di Vincenzo Puntoriero, marito di Maria (avvenuto in data 8 maggio 2015) e per punire Maria Chindamo che aveva intrapreso una nuova relazione sentimentale. Vi sarebbe stato poi l’interesse all’accaparramento del terreno su cui insiste l’azienda agricola divenuta nel frattempo di proprietà esclusiva della Chindamo.
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Salvatore Ascone – già arrestato a maggio per associazione mafiosa – è stato attinto dalla nuova ordinanza in quanto avrebbe fornito, secondo la Dda, un contributo alla consumazione dell’omicidio attraverso la manomissione del sistema di videosorveglianza della propria abitazione limitrofa al luogo del delitto. Ascone avrebbe poi distrutto il cadavere della Chindamo, il cui corpo sarebbe finito in pasto ai maiali e i resti ossei triturati con la fresa di un trattore.