L'agguato di 'ndrangheta avvenuto nel 2011 a Gallico ha rappresentato la vendetta per l'attentato in cui morì nel settembre del 2010 il boss Mimmo Chirico da poco uscito dal carcere
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La Corte di Cassazione ha confermato le condanne inflitte per l'omicidio di Giuseppe Canale, avvenuto il 12 agosto del 2011 a Gallico, nella periferia nord di Reggio Calabria. Un agguato di 'ndrangheta che ha rappresentato la vendetta per l'attentato in cui morì, nel settembre del 2010, il boss Mimmo Chirico, da poco uscito dal carcere.
È diventata così definitiva la sentenza emessa nell'ottobre 2020 dalla Corte d'assise d'appello che aveva condannato a 30 anni gli imputati accusati di avere ordinato, organizzato ed eseguito il delitto. Si tratta di Antonino Crupi (genero del boss Mimmo Chirico), Domenico Marcianò detto "Briscola", Giuseppe Germanò, Sergio Iannò, Filippo Giordano detto "Scaramacai", il sicario Cristian Loielo e Salvatore Callea.
Il ricorso di quest'ultimo è stato dichiarato inammissibile dalla Suprema Corte così come quello dei due pentiti Diego Zappia e Nicola Figliuzzi ai quali sono stati riconosciuti i benefici previsti per i collaboratori di giustizia e per questo sono stati condannati, rispettivamente, a 10 anni ed a 10 anni e 8 mesi di reclusione. I ricorsi presentati dagli altri imputati, invece, sono stati rigettati dalla Cassazione che così ha messo il sigillo ai 30 anni di carcere inflitti dalla Corte d'Assise d'Appello di Reggio Calabria. Il pentito Figliuzzi, originario del Vibonese, stando all'impianto accusatorio dell'inchiesta coordinata dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo e dal sostituto della Dda Sara Amerio, sarebbe stato uno dei due sicari assoldati dalle cosche di Gallico attraverso Salvatore Callea, una sorta di broker dei killer disposti a sparare per poche migliaia di euro.