Definitivo il carcere a vita per l'ex panettiere legato alla 'ndrangheta accusato di aver ucciso il procuratore di Torino il 26 giugno 1983
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Confermata dalla Cassazione la condanna all'ergastolo per Rocco Schirripa, l'ex panettiere legato alla 'ndrangheta accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco che la sera del 26 giugno 1983 sparò e uccise il procuratore di Torino Bruno Caccia, di 65 anni, uscito di casa a portare a spasso il cane.
Secondo l'accusa, con questo omicidio il boss calabrese Domenico Belfiore aveva eliminato il magistrato che costituiva un ostacolo agli interessi della criminalità organizzata nel capoluogo piemontese. Caccia poco prima di essere ammazzato aveva disposto perquisizioni al casinò di Saint Vincent per il sospetto di riciclaggio di capitali mafiosi.
Con il verdetto emesso dalla Prima sezione penale della Suprema Corte, gli 'ermellini' hanno reso definitivo il carcere a vita per Schirripa così come deciso dalla Corte d'Assise d'Appello di Milano il 14 febbraio 2019. Anche in primo grado l'imputato era stato condannato all'ergastolo e si trova in cella dal 2015.
«Non conosciamo l'identità degli altri mandanti e delle altre persone che hanno sparato», ha detto il legale Fabio Repaci che rappresenta i familiari di Caccia, insistendo perché si faccia piena luce sul delitto rimasto a lungo un cold case riaperto dalle intercettazioni tramite un trojan e da elementi raccolti nel processo 'Minotauro' a clan della 'ndrangheta.Per le indagini lacunose della Dda di Milano, il procedimento sull'omicidio di Caccia venne avocato dalla procura generale del capoluogo lombardo.
«Questa inchiesta sulla morte di un magistrato é l'unico caso nel quale l'attività processuale si è rifiutata di sentire i colleghi di Caccia e i suoi familiari», ha ricordato Repaci. Nella sua requisitoria il Pg della Cassazione Alfredo Viola aveva definito l'uccisione di Caccia come connotata da «trame ampie e complesse. Caccia è stato un servitore dello Stato con una condotta fuori dall'ordinario non per i passi fatti in avanti ma per i passi indietro fatti da altri, e con le parole di Giovanni Falcone ricordo che 'si muore perché spesso si è privi delle necessarie alleanze'».
Caccia, ha poi aggiunto Viola , «è la prima vittima di mafia al nord». Il Pg inoltre ha sottolineato che le misure di protezione disposte per tutelare Caccia - magistrato di punta alla Procura di Torino -«purtroppo si sono rivelate non stringenti». Viola ha chiesto di rendere definitiva la condanna per Schirripa con le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso.