Gli inquirenti non escludono alcuna ipotesi: la pista più probabile è quella di un agguato. In quell’area del Reggino tre delitti compiuti negli ultimi due anni
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Serata di sangue nella provincia Reggina. Un giovane di 21 anni, Valerio Cirillo, è stato raggiunto da diversi colpi di arma da fuoco mentre, intorno alle 21, camminava a piedi in una zona di campagna a San Pietro di Caridà. Gli uomini dell’Arma, allertati da una segnalazione, si sono portati sul posto constatando la presenza del corpo del ragazzo riversa e con colpi di arma da fuoco alla testa. Il pm e il medico hanno constatato il decesso.
La salma è stata portata all’ospedale di Locri mentre continuano incessanti rilievi e indagini per comprendere le dinamiche e i moventi dell’omicidio. Tutte le piste sono al vaglio degli inquirenti che hanno iniziato a scandagliare le telecamere di video sorveglianza e udire i familiari. La prima ipotesi è che Cirillo sia stato vittima di un agguato. L'omicidio, secondo quanto si è appreso, è stato commesso in una zona di campagna. Sul posto stanno operando i carabinieri della sezione scientifica per i rilievi nella speranza di trovare elementi utili ad indirizzare le indagini per risalire all'autore del delitto.
La scia di sangue e l’ombra della faida dei boschi
Una delle piste sulla quale gli investigatori starebbero lavorando è che nella zona sia in atto una faida per il taglio dei boschi. Con quello di Cirillo, infatti, sono tre i delitti compiuti negli ultimi due anni - oltre un tentato omicidio - nel piccolo paese dell'entroterra reggino o nelle immediate vicinanze e che hanno visto come vittime tutti giovani. L'8 aprile scorso era stato assassinato un operaio 24enne, Domenico Oppedisano, ucciso a colpi di pistola in località Prateria mentre stava lavorando. Il 10 settembre 2022 a cadere sotto i colpi di sicari era stato Alessandro Morfei, di 30 anni, ucciso a colpi di lupara mentre lavorava la terra su un trattore nelle campagne di Dinami, comune del Vibonese situato a pochi chilometri da San Pietro di Caridà. Il padre di Alessandro, Pietro Morfei, ritenuto legato all'omonima famiglia di 'ndrangheta della zona, era stato ucciso davanti ad un bar a Dinami il 17 luglio del 1998. Il 6 agosto scorso, infine, sempre a San Pietro di Caridà, un altro giovane, Pietro Morfei, di 20 anni, era stato ferito al collo da un colpo di fucile caricato a pallini mentre era in auto con la fidanzata che aveva riportato solo lievi escoriazioni.
Adesso, gli investigatori dell'Arma stanno indagando per accertare se i quattro episodi siano legati tra loro e se dietro vi sia un'unica matrice che potrebbe portare a contrasti nella gestione dei boschi della zona.