VIDEO | Potrebbe essere questa l'arma del delitto. L'oggetto è stato ritrovato su un mobile all'ingresso dell'abitazione. Intanto in mattinata sono state ascoltate diverse persone
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Assassinata con una bottiglia di whisky, che le avrebbe provocato profonde ferite alla testa. Potrebbe essere morta così Aneliya Dimova, la 55enne bulgara, da anni residente a Belvedere Marittimo, vittima di un omicidio che si è consumato ieri nel centro storico della cittadina altotirrenica, anche se ancora non si è riusciti a risalire all'ora precisa del decesso.
L'omicidio a Belvedere
Quando alcuni suoi amici, dopo ripetute telefonate a vuoto, si sono recati a casa sua, l'hanno trovata nuda, distesa sul letto, in un lago di sangue, coperta da un panno o forse un lenzuolo che le copriva il capo, sfigurato dai colpi inferti. Ma per mano di chi? Al momento nessuno è sospettato del delitto, anche perché Aneliya, da quel che trapela nell'immediato, aveva una vita tranquilla e senza ombre, senza giri strani, senza frequentazioni ambigue. Gli inquirenti, per questo, seguono dapprima la pista della rapina finita in tragedia, ma lasciano aperte tutte le porte, compresa quella del delitto a sfondo "passionale" (espressione usata per indicare delitti commessi da quegli uomini o da quelle donne con profondi turbamenti a cui la gelosia o il rifiuto innesca nella mente una follia omicida già latente). Ma anche sulla vita privata della donna, vige, al momento, il massimo riserbo.
Chi era Aneliya Dimova
Aneliya era una donna bulgara divisa tra l'amore per l'Italia, dove si era trasferita 20 anni fa, e la Bulgaria, dove aveva lasciato la madre e il figlio, geologo e docente universitario, a cui in questi anni ha consentito di vivere una vita un po' più agiata grazie al duro lavoro. Ed è proprio con loro che aveva trascorso gran parte degli ultimi mesi. La donna era volata in Bulgaria a inizio pandemia e a causa delle restrizioni anticovid per lungo tempo non aveva potuto lasciare il Paese. Era tornata a Belvedere circa un mese fa. Qui aveva ricostruito la sua vita, lavorando come badante e costruendo una fitta rete di amicizie. Aveva anche sposato un medico che, alla sua morte, le aveva lasciato l'abitazione al primo piano dello stabile teatro della tragedia.
Sabato sera, qualche ora prima del delitto, aveva sentito i suoi vecchi amici e si erano messi d'accordo per vedersi, il giorno successivo, per una gira fuori porta. Ma l'indomani, nessuno è riuscito a mettersi in contatto con lei e così l'hanno cercata. La sua Panda rossa era parcheggiata lì, nel piazzale di casa sua, ma di lei nessuna traccia, fino all'arrivo nella sua camera da letto, dove i presenti si sono trovati davanti una scena raccapricciante.
Inquirenti al lavoro
Le investigazioni sono affidate alla procura di Paola, retta dal magistrato Pierpaolo Bruni, e sono coordinate dal sostituto procuratore Rosanna Esposito. Le operazioni sono invece dirette dal capitano Andrea Massari, al timone della Compagnia dei carabinieri di Scalea, affiancato dal maresciallo Alessandro Diana, in sevizio alla locale stazione. Da ieri si sta scandagliando ogni angolo dell'abitazione, anche con l'aiuto dei Ris, e già nella giornata di oggi sono stati ascoltati alcuni conoscenti della donna. Ma la verità è ancora lontana.