«Sono un totale situazionista, viaggio d’istinto, per me conta solo il presente. Chi cerca idee non ne trova». Insomma, erano le idee ad andare da lui e non viceversa. Il fotografo Oliviero Toscani, morto oggi all’età di 82 anni a causa di una grave malattia rivelata lo scorso anno, ha stupito, diviso e spesso indignato non solo i benpensanti.

Le campagne pubblicitarie

Alcune sue iconiche campagne pubblicitarie restano cristallizzate nell’immaginario collettivo e raccontano un’Italia, forse un mondo, che non c’è più. Difficile immaginare oggi una foto come quella che pubblicizzava i jeans Jesus, con una ragazza in short di spalle e lo slogan “Chi mi ama mi segua”, che di certo non passerebbe le forche caudine del politicamente corretto. Stessa cosa dicasi per le campagne realizzate per Benetton negli anni ’80, foto che in alcuni casi hanno anticipato di 20 o 30 anni temi come la lotta al razzismo e la parità di genere sotto lo slogan “Tutti i colori del mondo”.

Il rapporto con la Calabria

Non c’era scatto di Toscani che non facesse discutere. E successe anche in Calabria, quando la Regione nel 2007 gli commissionò per quasi 4 milioni di euro una campagna d’immagine e marketing territoriale con l’obiettivo di promuovere la Calabria fuori dai suoi confini. Il risultato fu più che spiazzante, tanto da far sospettare che il fotografo più famoso d’Italia si fosse preso gioco anche dei suoi committenti: foto di giovanissimi ragazzi e ragazzi sorridenti, dalla faccia pulita, vestiti totalmente di bianco, e per questo visivamente “onesti”, accompagnati da un claim che disorientava: “Malavitosi? Sì, siamo calabresi”. E ancora: “Ultimi della classe?” Sì, siamo calabresi”. E infine: “Terroni? Sì, siamo calabresi”. Insomma, quasi inarrivabile il senso per il grande pubblico, sebbene fosse chiaro l’intento di creare un contrasto insostenibile tra l’immagine di ragazzi perbene e alcuni dei più usurati stereotipi sulla Calabria e i calabresi.

Le polemiche furono furiose e la campagna finì nel cassetto dei brutti ricordi, un po’ come è successo più recentemente, nel 2020, per il famigerato corto di Muccino, seppellito e dimenticato sotto un mare di polemiche.

Il contrastato rapporto di Toscani con la Calabria si è infiammato nuovamente nel 2016, quando partecipò a Vibo Valentia all’inaugurazione di una sua mostra nel museo Limen della Camera di Commercio, intitolata la Razza Umana. Clima delle grandi occasioni e tanta gente venuta ad ascoltare il più noto e controverso fotografo italiano. Tra il pubblico c’era anche uno studente all’ultimo anno del liceo scientifico Berto, che gli chiese un selfie. Il rifiuto di Toscani fu argomentato dall’artista in maniera spaventosa: «No - gli disse - che ne so che non sei un mafioso, perché devo farmi una foto con te? Anche Matteo Messina Denaro non aveva la faccia da mafioso, eppure lo era!». Parole che gli costarono una querela e, nel 2022, una condanna a 8 mesi per diffamazione.

Oliviero Toscani è stato in passato ospite di Perfidia, il programma in onda su LaC Tv, curato da Antonella Grippo. Ecco come era andata (clicca qui).