Secondo le accuse formulate dalla Procura di Lamezia, avrebbero approfittato dello stato di bisogno di 71 dipendenti. Contemplata anche una tentata estorsione: minacce e strattonamenti per far dimettere un uomo che si era rifiutato di lavorare oltre le «consuete dieci ore quotidiane»
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Il gup di Lamezia Terme Domenico Riccio ha rinviato a giudizio – accogliendo la richiesta avanzata dal procuratore di Lamezia Terme Salvatore Curcio e dal pm Giuseppe Falcone – con le accuse, a vario titolo, di sfruttamento del lavoro, tentata estorsione e violazione della normativa sulla responsabilità degli enti, gli imprenditori di Gizzeria Alfredo Argento, 31 anni; Francesco Argento, 59 anni; Giuseppe Argento, 34 anni; Marina Dina Argento, 33 anni; Michele Argento, 29 anni; Michelino Argento, 56 anni. Rinviate a giudizio, quali persone giuridiche, anche le società di trasporto F.M.A Logistica e Trasporti srl e A.G.M. Trasporti ed Ecologia srl.
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Sfruttamento per 71 dipendenti
Secondo quanto ricostruito dalle indagini del Gruppo della Guardia di finanza di Lamezia Terme, gli Argento avrebbero impiegato manodopera sottoponendo 71 dipendenti, dal 2016 al 2021, a condizioni di sfruttamento ed approfittando del loro stato di bisogno nato anche dall’assenza di diverse opportunità occupazionali sul territorio.
Sono accusati di avere corrisposto retribuzioni in maniera del tutto difforme rispetto al contratto collettivo nazionale. Retribuzioni che erano fisse indipendentemente dalla effettiva attività prestata e senza tenere conti di straordinari, indennità di trasferta, maggiorazioni previste per i giorni festivi, tredicesima e quattordicesima mensilità.
Inoltre avrebbero reiteratamente violato la normativa sull’orario di lavoro e sulle ferie, con orari di lavoro degli autisti superiori a 39 ore settimanali e concessione ai dipendenti di un numero di giorni di ferie effettive compreso tra i sette e i 15 giorni all’anno, a fronte dei 26 giorni previsti.
Tentata estorsione
Francesco Argento è poi accusato di tentata estorsione poiché avrebbe costretto un dipendente a rassegnare le dimissioni attraverso l’uso di violenza e minaccia. In particolare, al legittimo rifiuto del dipendente di lavorare oltre le «consuete dieci ore quotidiane» Francesco Argento lo avrebbe convocato nella sede della società e lo avrebbe afferrato dal bavero e strattonato, gli avrebbe messo le mani in faccia dicendogli «non ti permettere a parlarmi con il tu sennò ti ammazzo. Non ti devi permettere da contraddire i miei ordini… ora vai a firmare le dimissioni sennò ti vengo a prendere a Filadelfia e te e a tutta la razza tua».
Il fatto sarebbe avvenuto a novembre 2021 e non si è compiuto per il rifiuto opposto dalla persona offesa la quale, in un separato procedimento, è stata a sua volta indagata per minacce nei confronti di Francesco Argento poiché, dopo questo episodio e dopo avere appreso che il giorno seguente non avrebbe espletato alcuna prestazione, avrebbe telefonato ad Argento minacciandolo con frasi tipo «non pensare che i miei paesani sono in galera e non conosco nessuno». Da questa accusa comunque il dipendente è stato prosciolto.
In questo processo che partirà il prossimo 10 luglio davanti al giudice monocratico di Lamezia Terme, si sono costituite parte civile 15 persone a fronte di 56 persone offese riconosciute, tutte provenienti dal comprensorio Lametino e Vibonese.