La difesa dell’attivista

«Non sono una scafista»: Maysoon Majidi ricomincia lo sciopero della fame e chiederà di poter andare ai domiciliari

La 28enne è in carcere da oltre 9 mesi in Calabria. Il consigliere regionale Laghi: «È estremamente depressa». Il calendario delle prossime udienze: sentenza di primo grado attesa per il 5 novembre

11
di Redazione Cronaca
13 settembre 2024
13:30
Maysoon Majidi
Maysoon Majidi

Maysoon Majidi ha ripreso lo sciopero della fame, come ha riferito il suo avvocato, Giancarlo Liberati, dopo averla sentita telefonicamente ieri mattina e incontrata mercoledì. La regista e attivista curdo-iraniana, detenuta in Calabria, prima a Castrovillari e ora a Reggio, è in carcere da oltre nove mesi con l'accusa di favoreggiamento dell'immigrazione clandestina. Già lo scorso maggio aveva smesso di nutrirsi, arrivando a pesare solo 38 chili. «È estremamente depressa, durante il nostro incontro ha pianto ripetutamente», ha raccontato il consigliere regionale Ferdinando Laghi, che giovedì è andato a farle visita in carcere. La solidarietà nei suoi confronti, però, non manca. «Maysoon ha ricevuto due pacchi di lettere e cartoline che sicuramente l'hanno rincuorata - ha aggiunto Laghi -. Continuiamo a starle vicino e a sostenere la sua causa».

Leggi anche

L'attenzione è ora rivolta alla prossima udienza, fissata per mercoledì a Crotone. La procura accusa Majidi, 28 anni, di essere stata «l'aiutante del capitano» dell'imbarcazione arrivata sulle coste calabresi il 31 dicembre scorso con 77 persone a bordo. Tuttavia, le prove – a detta della difesa – sono scarse e contraddittorie: due testimoni l'hanno riconosciuta, ma ora sono irreperibili e la loro testimonianza non è stata videoregistrata, impedendo ai legali di Majidi di verificare la traduzione delle loro parole. Inoltre, a maggio, la trasmissione televisiva Le Iene ha rintracciato i testimoni in Germania e, intervistati, hanno dichiarato di non aver mai riconosciuto Majidi come scafista, affermando che la barca era guidata «da un uomo turco».


Leggi anche

Gli investigatori hanno anche un video dal cellulare della donna in cui rassicura il padre sulle sue condizioni e ringrazia il capitano della nave. Il video potrebbe essere stato richiesto dai veri scafisti per sbloccare l'ultima fase del pagamento del viaggio. Secondo l'avvocato Liberati, Majidi avrebbe speso non meno di 50mila dollari per arrivare in Italia, tra i costi per raggiungere la Turchia dall'Iran, la traversata in mare e circa 16mila dollari estorti con una truffa. Sarebbero tutte prove che lei era una passeggera e non un'organizzatrice del viaggio.

Mercoledì verranno interrogati i testimoni della polizia giudiziaria, mentre all'udienza successiva, fissata per il primo ottobre, sarà la volta dei consulenti tecnici e degli interpreti, la cui affidabilità è già messa in dubbio. Il 22 ottobre testimonieranno i testimoni della difesa (due passeggeri del viaggio del 31 dicembre e il fratello dell'imputata) e il 5 novembre dovrebbe arrivare la sentenza di primo grado. Dopo aver visto respingere per tre volte la richiesta di scarcerazione, alla prossima udienza – lo anticipa il manifesto – sarà direttamente Majidi a chiedere, con una dichiarazione spontanea, di poter andare almeno ai domiciliari.

GUARDA I NOSTRI LIVE STREAM
Guarda lo streaming live del nostro canale all news Guarda lo streaming di LaC Tv Ascola LaC Radio
top