«Nessuno ha salvato nessuno quella notte, chi si è salvato si è salvato da solo». Vuole allontanare da sé l'etichetta dell'eroe, nelle sue parole è enorme il rammarico per come sono andate le cose quella notte. Vincenzo è il pescatore che fu tra i primi ad arrivare sulla spiaggia di Steccato di Cutro nelle prime ore del 26 febbraio dell’anno scorso. La Summer Love da poco aveva sbattuto contro una secca, scoppiando in tanti pezzi di legno e non lasciando scampo a decine e decine di uomini, donne e bambini. La scena che Vincenzo si trovò davanti, le urla di disperazione tra le onde del mare, sono ricordi che ancora oggi lo perseguitano. «Vorrei dimenticare ma purtroppo non ci riesco, in questi giorni più che mai», ha detto ai microfoni di LaC News24 in un contributo realizzato da Cristina Iannuzzi per la trasmissione Dentro la Notizia, che oggi è andata in onda in diretta da Cutro per ricordare la tragedia di un anno fa e dare voce alla richiesta di verità e giustizia che si leva dai sopravvissuti e dai familiari delle vittime, che in occasione del primo anniversario del naufragio sono tornati nel Crotonese. 

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«Io non ho salvato nessuno, ho tirato solo dei corpi dal mare e li ho portati sulla spiaggia. Li ho messi nei sacchi bianchi, ma non ho salvato nessuno», ripete il pescatore, ricordando, come tante volte ha fatto in questi dodici mesi, quel bambino con gli occhi aperti che ha strappato alle onde pensando fosse ancora vivo: «Almeno lui potevo salvarlo, ma non ce l’ho fatta».

Nel corso della trasmissione, anche le voci dei sindaci di Cutro e Crotone, Antonio Ceraso e Vincenzo Voce. Potenti poi i messaggi lanciati da due figure religiose: il presidente delle Comunità islamiche Yassine Lafram e il parroco di Steccato don Pasquale Squillacioti, che hanno incarnato da una parte i sentimenti di chi arriva col suo carico di disperazione ma anche di speranze e dall’altra quelli di chi si trova ad accogliere e a confrontarsi con questi fratelli venuti da lontano. «La tragedia di Cutro deve insegnarci a capire che dall’altra parte c’è una persona umana, dobbiamo guardare l’animo di queste persone altrimenti rischiamo di tradire la nostra umanità», ha detto il presidente delle Comunità islamiche Yassine Lafram, sollecitato da Pier Paolo Cambareri.

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«La vita è sacra per tutti e la morta non fa distinzioni – ha aggiunto Lafram -. Per questo dobbiamo andare oltre i muri della paura e della diffidenza e capire che l’incontro genera ricchezza per ambedue le parti. Non cadiamo nel tranello dello scontro tra civiltà e investiamo sul dialogo».

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Apertura verso il prossimo, mani tese verso chi ha bisogno: in questo senso qualcosa è sicuramente cambiato nella comunità di Cutro e non solo, dopo la tragedia dell’anno scorso. Lo sa bene don Squillacioti: «Una cosa è sentirlo in televisione, una cosa è viverlo. Qui in questo anno abbiamo fatto esperienza di quanta sofferenza e povertà che c’è dietro l’arrivo dei migranti», ha detto a LaC News24 il parroco, secondo cui «la comunità si è risvegliata. E la speranza è che queste morti non siano state vane e portino frutto, sensibilizzando le coscienze e facendo in modo che tragedie del genere non accadano più».

È possibile riguardare l'intera puntata di Dentro la Notizia su LaC Play