VIDEO | Sono 23 gli indagati totali nell'inchiesta scattata questa mattina che ha portato all'arresto di 11 persone. Più di 100 episodi criminali sarebbero stati documentati in due anni d'indagini tra cui un morto per overdose
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La droga consegnata a domicilio durante il periodo di lockdown dovuto alla pandemia Covid, un morto per overdose, due basi di spaccio in due diverse città e un vero e proprio arsenale di armi. Questo e non solo nelle carte dell’inchiesta denominata “Smart Delivery” scattata questa mattina nella Piana di Gioia Tauro che ha portato all’arresto di 11 persone.
Due anni (dal 2020 al 2022) di indagini hanno permesso di smantellare un’organizzazione criminale partite da alcune informazioni raccolte da una pattuglia dell’Arma, nel corso di un intervento per lite in famiglia nata appunto da un debito legato al traffico di stupefacenti. Da quel momento, i carabinieri hanno approfondito alcune dinamiche e, le successive investigazioni, hanno permesso d’individuare numerosi episodi di detenzione e cessione, consentendo di censire la presenza di almeno due “piazze di spaccio” sia a Rosarno che a Gioia Tauro oltre che individuare alcuni “posti sicuri” a Rizziconi. In tutti i casi sarebbe stato riscontrato un voluminoso giro di affari e clienti, gestito da persone ritenute comunque vicine agli ambienti della criminalità organizzata locale.
Più di cento episodi documentati e 23 le persone indagate, 11 delle quali colpite da provvedimento restrittivo della libertà personale: tra queste, gli investigatori hanno ritenuto di particolare rilevanza il ruolo tenuto da tre persone che, ciascuna nel territorio di specifica competenza, utilizzavano una serie d’espedienti e stratagemmi per evitare gli eventuali controlli delle forze di polizia, intestando le schede cellulari a stranieri o addirittura a persone inesistenti, oppure ancora utilizzando motocicli per potersi agevolmente muovere nella viabilità urbana, cercando così di eludere eventuali pedinamenti. «Sto arrivando con una birra ma senza vino», «se vuoi passare una birra te la posso dare». Queste alcuni dei messaggi in codice tra pusher e consumatori.
Droga a domicilio
Ma la particolarità dell’indagine è appunto quella di aver registrato le “consegne a domicilio”, da qui la decisione di denominare l’operazione “Smart Delivery”. Si è registrato infatti che, in alcune circostanze, soprattutto nel periodo di maggiore limitazione negli spostamenti per l’imposizione delle misure imposte dalla pandemia da Covid-19, alcuni indagati erano soliti prendere l’ordine per lo stupefacente. Non era quindi il cliente a recarsi dallo spacciatore, ma a concordare con questi, anche telefonicamente o via canali social, la consegna della sostanza, che veniva portata direttamente a casa o in altro luogo concordato.
Nel 2021 una morte per overdose
Gli indizi raccolti nei confronti degli indagati, corroborati da una consistente attività di riscontro, sono stati utili al fine di rappresentare all’Autorità Giudiziaria di Palmi un quadro schematico di chiara valutazione, da cui poter evincere le differenti personalità dei soggetti indagati e la loro tendenza alla commissione di specifici reati, reiterati nel tempo. In aggiunta, la procura di Palmi ha contestato, ad uno degli indagati, la “morte come conseguenza di altro delitto” poiché, nel 2021, un cittadino italiano era deceduto dopo aver acquistato e successivamente assunto per endovena, alcune dosi di cocaina, peraltro con un grado di purezza notevole.
Rinvenuto un arsenale
Nel corso dell’indagine, tra l’altro, è stato rinvenuto un vero e proprio arsenale pronto all'uso all’interno di una casa apparentemente abbandonata. Nello specifico, dentro un secchio di plastica, ben occultati da diversi strati di cellophane sono stati rivenuti: una mitraglietta modello “Uzi” perfettamente oleata, in ottimo stato di utilizzo, senza matricola e munita di 2 caricatori; una scatola contenente 50 proiettili calibro 9 luger e un involucro con ulteriori 20 cartucce calibro 7,65; Un ordigno artigianale improvvisato, perfettamente funzionante, del peso lordo di 850 grammi, collegato ad una miccia a rapida combustione; due sacchetti di plastica contenenti più di 4 chilogrammi di polvere pirica, idonea al confezionamento di altri ordigni artigianali.
In un altro locale della stessa abitazione, all’interno di un radiatore, erano nascoste due confezioni contenenti 77 grammi totali di cocaina, materiale per il confezionamento e un bilancino di precisione. Nel corso delle perquisizioni sono stati rinvenuti in totale 1kg di cocaina, mezzo kg di marjuana e quasi 2 mila euro suddivise in banconote di vario taglio.
L’operazione, si inserisce in un più ampio contrasto alla diffusione degli stupefacenti della piana di Gioia Tauro che, negli ultimi tre anni, ha visto assestare dai carabinieri un pesantissimo colpo alle varie famiglie di ‘ndrangheta e, in questo caso, anche alle diramazioni finali della catena di diffusione degli stupefacenti.