Noemi, la piccola di Napoli ferita per errore in maniera grave durante una sparatoria lo scorso 3 maggio. Noemi come Antonino, il bambino di Melito Porto Salvo, anche lui nel 2008 colpito da un proiettile vagante. Oggi riceviamo la lunga lettera di mamma Stefania che ripercorre la storia del figlio (che ampiamente vi abbiamo raccontato anche QUI) di appena tre anni sparato per errore, i drammatici momenti, la disperazione, il coma, il calvario che è stato costretto a subire. Tanti sono gli interrogativi che la donna pone nella sua missiva, domande che chiamano in causa direttamente i responsabili, le loro coscienze, le loro famiglie, la loro dignità.


«La mia domanda è: “ma perché dopo 11 anni stiamo ancora a raccontare di un'altra bambina ferita durante un agguato mafioso?” Antonino prima di Noemi – scrive mamma Stefania - e come loro anche le storie che abbiamo già troppe volte raccontato di Gianluca Canonico, o quella di Dodò Gabriele, di Mariangela Anzalone, Cocò Campolongo e tanti altri bambini vittime inconsapevoli di uomini che si definiscono "d'onore"; ma quale onore? Questi sono “uomini” senza onore e senza dignità. Mi rammarico quando sento dire: "si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato", oppure, "la mafia di una volta non toccava donne e bambini”, come se ci fosse la mafia buona e quella cattiva. Adesso veramente basta, chi ha sparato a Noemi come fa a guardarsi allo specchio? A baciare i propri figli? A condurre una vita normale? Ma come caspita fate? Questi uomini che si sentono forti soltanto con una pistola in mano, presentatevi a mani nude, abbiate il coraggio della responsabilità, dopotutto avete solo ridotto una bambina in fin di vita... vigliacchi. Chi quel 6 giugno ha sparato ad Antonino ancora non è stato assicurato alla giustizia ma i mandanti materiali quelli si, e sono stati condannati a 18 anni di carcere con sentenza definitiva della cassazione nell’Aprile 2012».

 

Stefania è una mamma coraggiosa che racconta di non aver «mai abbassato la testa davanti a coloro che si sono resi responsabili del ferimento di mio figlio, non ho mai mancato ad una udienza. Ho chiesto giustizia in un'aula di tribunale come è giusto che sia ma, soprattutto, sono tornata a vivere a Melito Porto Salvo».

 

Ripercorre la drammatica storia del figlio per dimostrare vicinanza e solidarietà alla famiglia di Noemi, e anche per ringraziare nuovamente «le donne ed agli uomini delle forze dell’ordine che sin dai primi istanti hanno dimostrato tutta la loro umanità nel manifestarmi la loro vicinanza. La mia gratitudine va anche a tutte le istituzioni politiche che mai mi hanno fatto mancare il loro supporto e la loro vicinanza».


Rivolge infine «un appello accorato alle donne che stanno accanto a questi “uomini d’onore”, alle madri dei loro figli: questi uomini rovineranno anche la vita dei vostri figli li condurranno dritti al carcere se non alla morte. Don italo Calabro' diceva: "a voi uomini di mafia, se non potete più uscire da questa organizzazione criminale, quanto meno non fateci entrare i vostri figli”. Comprendo che la strada da percorrere è molto lunga e in salita ma comprendo anche che non si può morire o rimanere feriti solo perche passeggi, stai seduto in un bar per un caffè o solo perché gioca in piazza. Adesso basta !!! Alla piccola Noemi - conclude Stefania Gurnari -  faccio un augurio speciale che non è solo quello di rivederla presto correre e giocare, ma di essere testimone vivente della violenza criminale di uomini senza nessun credo se non quello della violenza e della sopraffazione. Coraggio piccola Noemi, le tue bambole ti stanno aspettando per giocarci insieme. E quando sarai guarita, mi piacerebbe tanto incontrare te e la tua famiglia».