In un momento di grande incertezza anche sul futuro sviluppo di questa pandemia, neppure chi ha rispettato le regole e ha scelto di vaccinarsi è esente da attese ingiustificate, disagi e disservizi. È il caso di un genitore che ha scelto di far vaccinare i propri figli, prenotandoli regolarmente presso l’hub di Villa San Giovanni e che dopo la seconda somministrazione è rimasto, pur sollecitando e segnalando più volte il disservizio, in attesa del codice per ottenere la certificazione per oltre un mese a causa del mancato caricamento dei dati nel sistema.

Nel frattempo ha dovuto assistere più volte al diniego di ingresso dei locali al chiuso opposto ai figli, nonostante fossero regolarmente vaccinati. Un inadempimento al genitore certamente non imputabile ma che, per consentire ai figli una piena libertà di movimento, ha dovuto sanare in prima persona, recandosi direttamente all’ospedale di Scilla per la registrazione e il rilascio della certificazione, avvenuta così a distanza di un mese dalla seconda somministrazione. Sul posto l’operazione è stata immediata, ma dopo settimane scandite da sollecitazioni e telefonate all'hub vaccinale e infine anche alla Croce Rossa, con l’aggravio di aver dovuto raggiungere l'ospedale di Scilla.

«Fino a Scilla per far caricare i dati dei miei figli»

«Un plauso alla prontezza dell’operatore che presso il nosocomio scillese ha registrato la seconda dose risalente al mese di luglio e che ha sbloccato subito la situazione ma resta il fatto che, se non mi fossi attivato con numerose telefonate, non mi fossi recato più volte presso gli uffici, non fossi arrivato fino a qui, non avrei risolto una questione che avrebbe dovuto avere tutto un altro iter di cui ancora non ho capito chi fosse competente. In occasione dell'ultima telefonata, mi è stato detto che il numero è attivo solo per prenotazioni e che avrei dovuto attendere fino a sabato, unico giorno in cui ad agosto il centro vaccinale di Villa San Giovanni è aperto, per riproporre in presenza la questione. Quindi avrei dovuto attendere un'altra settimana prima di sapere e capire qualcosa, senza certezza alcuna di risolvere il problema. A quel punto, indignato e pronto se necessario a rivolgermi ai carabinieri, mi sono diretto a Scilla. Se non avessi avuto la volontà e la possibilità di arrivare fino a lì, non avrei posto fine ad un disagio generato da un sistema evidentemente inefficiente. Se un centro deve operare, deve farlo in modo compiuto e pienamente funzionale. Inutile, inoltre, mettere un numero per le sole prenotazioni quando, viste le criticità, anche fornire informazioni precise e chiare, su chi si debba interpellare per il corretto prosieguo del procedimento, sarebbe fondamentale», sottolinea il genitore.

In questo caso il disservizio è avvenuto presso l’hub di Villa San Giovanni ma questa è un’epopea paradigmatica di un sistema che continua a manifestare le sue falle e che pone a dura prova chi, rispettando le regole, non trova sponda nelle strutture pubbliche deputate non solo a somministrare il vaccino ma anche ad essere consequenziali e a dare informazioni puntuali e corrette sul prosieguo della procedura fino all’ottenimento della certificazione. Invece registriamo alcune esperienze piuttosto negative segnate da significativi disservizi che causano disagi alla cittadinanza, gravate anche da dilatori rimpalli di responsabilità e dal rilascio di informazioni incomplete o inesatte, in qualche occasione anche totalmente inappropriate con commenti personali, inopportuni e fuori luogo sulla vaccinazione.

Sospesi per oltre un mese

«Non è accettabile restare oltre un mese sospesi dopo aver fatto il proprio dovere e avere in più occasioni segnalato telefonicamente e di persona un inadempimento che, devo rimarcare, sarebbe rimasto tale senza il mio diretto intervento. Tempo, energie e il tragitto fino a Scilla per regolarizzare una situazione che avrebbe dovuto essere risolta subito, o al massimo dopo una prima telefonata, e per porre il sistema nelle condizioni di funzionare. In poche parole per vedere riconosciuto un diritto ai miei figli», conclude il genitore.