Un nome che non può passare inosservato, soprattutto considerando lo spettro dello scioglimento per infiltrazioni mafiose che si agita sul Comune. A Nicotera nell’unica lista in corsa per le prossime elezioni amministrative, a sostegno del sindaco uscente Giuseppe Marasco, compare anche il nome di Carmine Zappia. Imprenditore e oggi testimone di giustizia, si ribellò al racket denunciando i suoi aguzzini e portando alla condanna anche del boss Antonio Mancuso. Da anni vive sotto scorta e nella provincia di Vibo Valentia, e non solo, è diventato un vero e proprio simbolo della lotta alla ‘ndrangheta.

«È una candidatura che ho fortemente voluto, per far capire una volta per tutte da che parte stiamo e vogliamo stare», afferma a proposito il primo cittadino. Su di lui e sulla sua amministrazione pende una vera e propria spada di Damocle. Il 5 ottobre scorso la Prefettura di Vibo Valentia ha inviato al Comune una commissione di accesso agli atti per accertare la presenza di infiltrazioni mafiose. Il lavoro dei funzionari prefettizi è terminato il 5 aprile e da allora è iniziata una lunga attesa: entro 45 giorni il prefetto dovrà relazionare al ministero dell’Interno, quest’ultimo poi avrà tre mesi di tempo per adottare la sua decisione: proporre lo scioglimento al Consiglio dei ministri (sarebbe il quarto per Nicotera) o emanare un decreto di conclusione del procedimento.

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Una situazione di incertezza che ha scoraggiato la formazione di altre liste concorrenti. Marasco invece si dice sicuro del suo operato e anche fiducioso nel lavoro della Prefettura. Da qui la decisione di scendere nuovamente in campo con sei tra assessori e consiglieri di maggioranza uscenti, più tre new entry tra cui appunto Carmine Zappia. «Ha detto basta a un potere costituito, al malaffare, e nel nostro territorio non è cosa da poco, è un simbolo e soprattutto per questo l’ho voluto in squadra. Se saremo eletti sarà un onore averlo con noi e portare avanti insieme la sua battaglia di legalità», dice Marasco. Ma c’è di più: «Con questa candidatura vogliamo dare un segnale ben preciso alla popolazione ma anche ai livelli superiori, a chi va a giudicare l’operato della nostra amministrazione». Una sorta di “risposta” alla Prefettura, insomma.  

All’arrivo della commissione d’accesso, Marasco aveva subito annunciato le sue dimissioni salvo poi tornare sui suoi passi dopo pochi giorni: «In questi 5 anni ci siamo molto impegnati anche sul fronte della legalità e quindi è stato un duro colpo. Ho deciso di non mollare grazie all’affetto dei cittadini ma anche alle parole dello stesso prefetto Grieco che ha spiegato come la commissione d’accesso serva per fare accertamenti e non necessariamente porta allo scioglimento. Questo mi ha dato fiducia».

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C’è però un altro scoglio per Marasco e la sua lista, unica in corsa per le amministrative dell’8 e 9 giugno: il raggiungimento del quorum. Una sfida già persa nell’ottobre 2018, quando, anche allora, si candidò lui solo e non venne eletto perché non si recò alle urne un numero sufficiente di aventi diritto (divenne sindaco alle elezioni successive, nel maggio 2019 quando gli sfidanti erano tre in tutto). Ma le cose, spiega, rispetto a 5 anni fa sono cambiate. «Innanzitutto allora eravamo degli “sconosciuti”, mentre ora la popolazione ci conosce e sa cosa abbiamo fatto. C’è poi il traino delle Europee e infine consideriamo che il quorum si è abbassato dal 50 al 40%, in più per il computo del numero degli elettori non si tengono in considerazione gli iscritti all’Anagrafe degli italiani residenti all’estero (Aire): una piccola grande conquista per un paese come il nostro che passa così da 7.700 a 4.600 votanti».