Pietro Nicolò, padre di Alessandro, il consigliere regionale della Calabria arrestato stamani, è scomparso nel gennaio del 2004 insieme ad un altro uomo. Scomparsa che il gip del Tribunale di Reggio Calabria, in una ordinanza emessa nell'ambito di un'operazione contro la cosca Libri portata a termine il 20 luglio del 2007, attribuì a contrasti sorti all'interno della stessa cosca.

 

In particolare, il gip scrisse: «Stante quanto riferito dai collaboratori di giustizia Paolo Iannò e Giovanbattista Fracapane, gli omicidi verificatisi dal 2000 ad oggi nelle zone di competenza della cosca Libri, che hanno visto come vittime affiliati alla stessa, sono dovuti ad una risoluzione di contrasti sorti in seno all'associazione. In tale ottica vanno letti i recenti omicidi verificatisi nella zona d'influenza della consorteria criminale oggetto d'indagine» e «la scomparsa di Pietro Nicolò e Giuseppe Morabito, rispettivamente di anni 70 e 64, denunciata il 29 Gennaio 2004. I due scomparsi erano entrambi appartenenti alla consorteria criminale oggetto d'indagine, in particolare Pietro Nicolò, padre di Alessandro Nicolò, ex assessore alla Provincia di Reggio Calabria e già coordinatore provinciale di Forza Italia, aveva posizione verticistica nell'ambito della cosca essendo “capo del locale Spirito Santo” ed era entrato in contrasto con il boss don Mico Libri, per questioni legate proprio al “controllo delle zone d'influenza”».

 

Il giorno successivo, l'avv. Renato Milasi, legale di Alessandro Nicolò, diffuse una nota in cui affermava che «Pietro Nicolò, quando è stato destinatario di indagini nell'unico processo penale che, a torto, lo ha coinvolto, è stato assolto da ogni addebito per l'inconsistenza dei dati investigativi, addirittura dubitandosi della corretta identificazione del medesimo con il soggetto menzionato da collaboratori di giustizia».

 

Un altro collaboratore di giustizia, Roberto Moio, nipote del presunto boss Giovanni Tegano, deponendo, nell'ottobre 2011, in un processo d'appello contro affiliati al clan Libri aveva sostenuto che Alessandro Nicolò aveva ricevuto voti dalla cosca Tegano. Anche in quel caso Nicolò, diffuse una nota in cui affermava di non avere mai avuto rapporti «di alcun genere né con il pentito Roberto Moio».

 

Alessandro Nicolò, nel corso della sua attività politica, è stato consigliere e assessore comunale a Reggio Calabria, assessore provinciale, e tre volte consigliere regionale ricomprendo anche la carica di vice presidente dell'Assemblea nella scorsa legislatura.