Da Rita Bernardini giungono dure parole di biasimo all’indirizzo di Nicola Gratteri. La presidente di Nessuno Tocchi Caino, fondatrice del Partito Radicale ed anche dell’Associazione Luca Coscioni, prende spunto dai disagi derivati dalla inagibilità dell’aula bunker di Lamezia Terme, allestita su impulso dell’ex procuratore capo di Catanzaro, e dal conseguente trasferimento a Catania di uno dei maxi processi che in quella sede si stavano celebrando.

Per Rita Bernardini il flop dell’aula bunker «che non so quanto sia costata», ma anche le affermazioni del magistrato «che per risolvere il problema del sovraffollamento negli istituti di pena, costruirebbe quattro carceri da 5.000 posti, gestiti non si sa da quale personale, utilizzando i prefabbricati» dimostrano «l'inefficienza della visione della giustizia di Gratteri, nonostante egli venga presentato come il Dio della giustizia».

La fine della pena

Le dichiarazioni sono state rilasciate al nostro network a margine della presentazione del libro La Fine della Pena, il periodico rapporto di Nessuno Tocchi Caino, presentato a Cosenza nella sede della Fondazione Giacomo Mancini nel trentennale della scomparsa di Mariateresa Di Lascia Drammatici i numeri snocciolati durante l’appuntamento; nel 2024 si contano 86 suicidi in cella a cui bisogna aggiungerne ulteriori sette relativi ad agenti della polizia penitenziaria. E poi vi sono oltre 230 persone decedute dietro le sbarre soprattutto per il degenerare delle loro condizioni di salute.

La piaga del sovraffollamento

Il sovraffollamento una delle principali cause di aggravamento delle condizioni di vita all’interno degli istituti di pena. «Ha raggiunto il 134 percento. Abbiamo circa 62.400 detenuti in strutture la cui capienza è pari 46.500 posti. In più il corpo di polizia penitenziaria è sotto organico. Mancano all’appello 18 mila agenti. Vi sono situazioni in Italia in cui un solo agente deve governare strutture detentive con 200 persone. E poi ci sono tutta una serie di altri problemi, ovvero detenuti con tossicodipendenze molto gravi, casi psichiatrici, stranieri non regolarizzati che hanno difficoltà anche ad accedere alle cure sanitarie». All’iniziativa, alla quale hanno aderito le Camere Penali, sono tra gli altri intervenuti anche Sergio D’Elia ed Elisabetta Zamparutti. Proprio Elisabetta Zamparutti, ha messo inevidenza come il rapporto tracciato da Nessuno Tocchi Caino, sia indice «del degrado e della disumanità che tratteggia le carceri italiane. I cittadini spesso non conoscono questa condizione. Se le carceri avessero le pareti trasparenti, proprio i cittadini sarebbero i primi a chiedere profonde riforme per riportare questo mondo così sconosciuto, nell’alveo della legalità e dello Stato di diritto».