I giudici non hanno ravvisato il pactum sceleris stretto per favorire la promozione del figlio dello ‘ndranghetista in cambio di voti. «È anche plausibile che Orazio Lo Bianco abbia procacciato dei voti sperando di ottenere favori per il figlio, ma questo non basta a ritenere integrato il reato»
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Era accusato di aver stretto un accordo elettorale con Orazio Lo Bianco, esponente dell’omonima famiglia di mafia di Vibo Valentia, in cambio di sostegno elettorale per le elezioni politiche del 2018.
Un’accusa dalla quale Vincenzo De Filippis, docente di matematica di un istituto superiore di Vibo, assistito dall’avvocato Diego Brancia, è stato assolto, perché il fatto non sussiste, dal Tribunale di Vibo Valentia al termine del processo, con rito ordinario, Rinascita Scott.
De Filippis era candidato alla Camera e Lo Bianco avrebbe iscritto il figlio nella sua classe con la promessa che, in cambio di voti, il ragazzo venisse promosso. Ma questo pactum sceleris, questa corruzione elettorale, tra De Filippis, Orazio Lo Bianco e il fratello di questi, Alfredo Antonio Lo Bianco, non è stato ravvisato dai giudici del Tribunale di Vibo Valentia.
Le intercettazioni che ricostruiscono la vicenda
La vicenda è ricostruita attraverso le intercettazioni.
Il 3 gennaio 2018, nel corso di una intercettazione, i fratelli Orazio (condannato a 22 anni di reclusione per associazione mafiosa) e Alfredo Antonio Lo Bianco parlano della imminente candidatura al parlamento di De Filippis e Orazio proponeva di fare in modo che dell’affissione dei manifesti se ne occupasse il proprio figlio «ma Alfredo lo esortava ancora a non diffondere la notizia perché era “tutto in previsione”».
Due giorni dopo Orazio Lo Bianco veniva chiamato dal figlio che gli chiedeva in quale classe fosse stato iscritto il fratello minore perché lo voleva sapere il professore De Filippis.
Dalle conversazioni intercorse si capiva, infatti, che il giovane Lo Bianco «era iscritto ad un liceo, ma siccome stava rischiando la bocciatura per via della poca propensione allo studio, i genitori si erano attivati per trasferirlo nell’istituto tecnico professionale dove insegnava il candidato, anche se il ragazzo poi veniva inserito in una classe diversa da quella di De Filippis».
«Nessuna corruzione elettorale»
In seguito sono state registrate una serie di conversazioni nelle quali sarebbe emerso «l’interessamento di De Filippis per l’iscrizione del giovane e il fatto che Orazio sperava che il figlio fosse inserito nella classe del professore così sarebbe stato meno controllato e avrebbe avuto maggiori speranze di essere promosso».
Secondo i giudici, nel corso del processo è emerso che il figlio di Orazio Lo Bianco «non era stato inserito nella classe del professore De Filippis e, anzi, veniva iscritto in un altro plesso e che alla fine dell’anno veniva bocciato».
Nessun pactum sceleris viene ravvisato dal Tribunale poiché «nel caso in esame, sebbene sia emerso che De Filippis si è attivato per consentire l’iscrizione dello studente, che peraltro veniva inserito in una classe diversa rispetto alla sua, la condotta del De Filippis non può qualificarsi come corruzione elettorale in assenza di dati probatori univoci in tal senso. Tanto più che essendo il ragazzo minorenne la scuola non avrebbe potuto rifiutare l’iscrizione di Lo Bianco, anche senza l’intercessione del docente. È anche plausibile che Orazio Lo Bianco abbia procacciato dei voti sperando di ottenere favori per il figlio, ma questo non basta a ritenere integrato il reato in assenza di una prova certa circa la stipula di un pactum sceleris con il docente in tal senso».
«Ancora più sfumata risulta la condotta di Alfredo Antonio Lo Bianco che si limitava a chiedere un appoggio elettorale per l’amico e che cercava di velocizzare le pratiche di iscrizione a scuola del nipote. Lo stesso deve, pertanto, essere assolto, unitamente a Orazio Lo Bianco e a Vincenzo De Filippis, perché il fatto non sussiste».