L’amministrazione comunale di San Ferdinando precisa che le cause dell’incendio, costato la vita ad un giovane migrante, sono in fase di accertamento ma non connesse a «carenze della struttura o inadempienze del personale»
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«I giornalisti che hanno seguito la vicenda particolarmente dolorosa del giovane senegalese, vittima di un incendio sviluppatosi all’interno della Tendopoli di San Ferdinando, hanno messo in evidenza alcune criticità relative alle condizioni di sicurezza e successive al recente e massivo trasferimento di migranti dopo l’abbattimento della vecchia “baraccopoli.” Non si ravvisa, tuttavia, alcun legame tra la tragedia che ha colpito Sylla Nuomo, il giovane migrante morto nell’incendio, e l’efficienza dei sistemi di sicurezza presenti nel campo». È quanto riporta in una nota, l’amministrazione comunale di San Ferdinando nel ribadire che le «cause del rogo sono in fase di accertamento da parte della Procura della Repubblica ma non appaiono legate a carenze della struttura di accoglienza o a inadempienze del personale addetto».
In seguito al recente abbattimento della baraccopoli, «l’installazione repentina di trentasei nuove tende ha probabilmente stressato la funzionalità complessiva della struttura che, tuttavia, non ha evidenziato particolari disfunzioni, come peraltro dimostrato dal corretto funzionamento degli estintori in dotazione al campo e dall’immediato intervento dei Vigili del Fuoco». Superata la spinosa criticità di una baraccopoli anarchica – si legge ancora nel comunicato - nei giorni successivi allo sgombero del 6 marzo «si è registrata una consistente riduzione degli ospiti nella nuova Tendopoli tale da consentire la disinstallazione di oltre venti tende e il ripristino delle migliori condizioni di agibilità all’interno del campo».
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