VIDEO-NOMI-FOTO | Localizzate 8 piazzole adibite alla coltivazione di marijuana, sequestrate 11mila piante, dal valore economico di svariati milioni di euro e 6 fucili da caccia
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Sono complessivamente 28 le misure cautelari (LEGGI QUI I NOMI) eseguite questa mattina nelle province di Reggio Calabria, Roma, Latina e a Eisenach (Germania), al termine di una complessa attività d’indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Reggio Calabria. Avviata nel 2016, l’attività “Selfie” - così denominata poiché l’identificazione degli indagati è stata possibile, in origine, attraverso l’analisi delle immagini catturate dalle foto-trappole da loro stessi collocate a presidio delle piantagioni - ha consentito di rinvenire, nel corso del tempo, numerose coltivazioni di cannabis sativa: due a Casignana (RC), località Marino, risalente al 21 settembre 2016; due a Bovalino (RC), località Bosco Sant’Ippolito, risalente al 18 maggio 2017; due a Siderno (RC), località Garino/Pezzillini, risalente al 2 giugno 2017; una a Bovalino, località Serro Mortilli, risalente al 30 giugno 2017; una a Casignana (RC), nei pressi dell’argine del torrente Bonamico, risalente al 18 luglio 2017.
L’analisi delle foto-trappole rinvenute nel settembre 2016 all’interno delle prime due piazzole recintate scoperte a Casignana, effettuata anche con il supporto dei carabinieri specializzati del Ra.C.I.S. di Roma, ha permesso di estrapolare – seppur già cancellate dai supporti di registrazione – numerose immagini ritraenti gli indagati intenti a curare la realizzazione e la conduzione delle due piantagioni.
Le indagini hanno permesso di identificare dapprima i complici dei coltivatori, delineando i contorni dell’associazione criminale e definendo i ruoli dei singoli all’interno del sodalizio, poi i destinatari dello stupefacente coltivato.
Gli indagati individuavano, rasavano e spietravano le piazzole di rilevanti dimensioni, impiantavano quindi i piccoli steli di circa 10 cm, realizzavano gli impianti professionali per l’irrigazione automatica, curavano la raccolta delle infiorescenze e la successiva essiccazione, fino al trasferimento, preferibilmente in auto con doppi fondi, nelle aree di destinazione e alla cessione. Delineati i contorni di una stabile rete di spaccio che, affondando le sue radici nella Locride, ha interessato altre regioni d’Italia ed in particolare il Lazio, punto fondamentale di smercio dello stupefacente coltivato in Calabria.
Dalle indagini è emersa la figura del principale promotore delle attività illecite, Michele Carabetta, 41 anni, elemento di elevata caratura criminale, già condannato in via definitiva ad otto anni di reclusione per associazione di tipo mafioso (pena scontata), quale elemento di spicco della cosca “Pelle-Vottari” di San Luca con il compito di introdurre nel territorio italiano armi da guerra, armi clandestine e munizioni.
Nell’associazione finalizzata al narcotraffico Carabetta, pur sottoposto per tutta la durata delle indagini alla sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Roma, ha avuto un ruolo direzionale e di cerniera tra la filiera produttiva e di stoccaggio dello stupefacente in territorio calabrese e quella che si occupava del suo trasferimento ad una platea estesa di acquirenti all’ingrosso in territorio laziale, attraverso due articolazioni dell’organizzazione, una stanziata nella capitale, assicurata dal Daniele D'Abrosi e da Alessandro Romagnoli, l’altra sulla piazza di Latina, assicurata da Alfredo Celani, Arianna Ramiccia e Massimiliano Tartaglia.
Nel perseguimento dei suoi fini, Michele Carabetta cl. ‘78 ha potuto contare sulla stretta collaborazione dei cugini Michele Carabetta cl. ‘92 e Marco Pizzata cl. ‘92, i quali - oltre ad essersi dedicati materialmente alla coltivazione di marijuana - hanno svolto il ruolo di intermediari dal luogo individuato per la produzione al territorio laziale, preparando e stoccando lo stupefacente in Calabria nei luoghi di deposito e negoziando direttamente con i corrieri.
In relazione al trasferimento della sostanza stupefacente verso le destinazioni fuori dalla Calabria, i carabinieri hanno effettuato numerosi riscontri, sebbene gli indagati utilizzassero abitualmente un linguaggio elusivo e dal contenuto criptico, spesso riferendosi allo stupefacente con le espressioni “cavalli”, “magliette”, “cd” o anche con riferimenti a diversi e noti modelli di autovetture e scooter quali “panda” “golf” o “t-max”. Per eludere i controlli, in una circostanza, una donna in avanzato stato di gravidanza ha preso parte, insieme ad altri tre complici, al trasferimento a Roma di oltre 6 kg di marijuana provenienti dalle piantagioni della locride.
Complessivamente, dalle indagini è stato possibile localizzare 8 piazzole adibite alla coltivazione di marijuana, sequestrando contestualmente circa 11mila piante, dal valore economico di svariati milioni di euro; trarre in arresto sul territorio nazionale (Roma, Latina, Savona, Bologna), nella flagranza 10 indagati, sequestrando contestualmente 30,2 Kg di sostanza stupefacente del tipo marijuana, a riscontro dell’attività di monitoraggio tecnico sugli indagati; sequestrare 6 fucili da caccia di vario calibro e marca, privi di matricola o con matricola abrasa, 3 dei quali oggetto di furto.