Un vero e proprio scontro sulla regolarità della gestione della fase post-elettorale. Nell’acceso confronto che si è scatenato attorno alla verifica del risultato elettorale delle Politiche 2022 nel collegio di Cosenza non è stata sollevata soltanto la questione del numero anomalo (circa il 10%) di schede bianche diventate valide dopo la verifica sul voto.

Per scoprire quale sia l’altro punto viene in aiuto il contenuto della relazione esposta il 12 novembre davanti alla Giunta delle elezioni. Il riepilogo della relatrice Maddalena Morgante di Fratelli d’Italia spiega che, nella memoria di Elisa Scutellà, infatti, «si richiamano anomalie che sarebbero state riscontrate nelle dichiarazioni testimoniali allegate al ricorso del candidato Andrea Gentile, rilevando come la quasi totalità appaia, ad avviso dell'onorevole Scutellà, “fallace oltreché impossibile e, quindi, mendace”». Scutellà, che sta per lasciare il posto in Parlamento proprio ad Andrea Gentile, chiede che della cosa venga informata l’Autorità giudiziaria.

La questione dei dubbi sul ricorso che ha riaperto le urne e sovvertito il risultato a Cosenza viene illustrata in maniera esplicita nella riunione del 19 novembre. Lo fa Carmela Auriemma (M5S): per lei – e per i colleghi del Movimento – quel ricorso sarebbe fondato «su 83 dichiarazioni allegate che, sulla base dell'istruttoria svolta, sono chiaramente confutate dai verbali di riferimento».

L’istruttoria sarebbe proprio il lavoro svolto dal comitato di verifica partendo dal ricorso e confrontando le dichiarazioni con i verbali circoscrizionali. Una delle questioni riguarderebbe direttamente le testimonianze rese dagli elettori e dai rappresentanti di lista che dicono di aver partecipato agli scrutini e di aver evinto che vi erano degli errori sulle schede nulle e bianche: bene, quelle parole non sono riportate nei verbali redatti all’interno dei seggi. Se fosse confermata la versione del M5S, dunque, nessuno (né elettori né rappresentanti di lista) avrebbe mosso contestazione nel momento topico, quello dello scrutinio. Tutti, poi, avrebbero firmato la lettera alla base del ricorso che ha riaperto la partita elettorale.

Uno degli esempi sarebbe «il caso della sezione numero 5 di Rende rispetto alla quale le presunte irregolarità concernenti le schede bianche e nulle attestate dalle dichiarazioni non hanno poi avuto riscontro nei verbali». Più nel dettaglio, Auriemma sottolinea che «le dichiarazioni allegate al ricorso sono state rese anche da cittadini non elettori della sezione» e, per questo motivo, «non avrebbero potuto assistere alle operazioni di scrutinio» stando alle istruzioni del ministero dell’Interno. Altra questione rilevata: «i rappresentanti di lista hanno verbalizzato la contemporanea presenza in più seggi anche molto distanti tra loro». Per la parlamentare, dunque, «il principio di prova su cui si fonda il ricorso è chiaramente confutato a livello documentale e rileva come ciò abbia costituito un indebito vantaggio nei confronti del ricorrente Gentile». La discussione si svolge in punta di diritto. E per i Cinquestelle le prove allegate al ricorso «sulla base della giurisprudenza del Consiglio di Stato non avrebbero potuto essere utilizzate in quanto rese in violazione del principio della segretezza del voto». In sostanza, tutta l’istruttoria che ha portato al capovolgimento del risultato sarebbe stata «aperta in maniera illegittima». In soldoni «il Comitato di verifica è stato costituito per una scelta meramente politica sulla base di un ricorso infondato». Anche Auriemma, come i suoi colleghi Cinquestelle e l’opposizione, ha chiesto di procedere al riconteggio di un campione di schede valide per fugare ogni dubbio.

Richiesta avanzata anche da Nico Stumpo, parlamentare dem calabrese. Stumpo ritiene che, con la nuova verifica, «si potrebbe constatare se anche dalla revisione delle schede valide sia dato riscontrare quello che ritiene essere un dato “criminale”, operato non si sa da chi e in che tempi, riguardante le schede verbalizzate come bianche nei seggi ma che sono risultate riportanti voti validi».

Niente da fare: il riconteggio non si farà e con 17 voti a 8 la Giunta ha contestato l’elezione di Anna Laura Orrico. Ormai manca soltanto l’ultima udienza pubblica – quella in cui le ragioni di Gentile, Orrico e Scutellà si scontreranno per prima della nuova proclamazione – ma il quadro di sospetti e l’esposto di Scutellà in Procura non lasciano dubbi: non finisce qui.