Il collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro racconta al procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo di un presunto incontro dell'ex politico di Forza Italia, morto a Dubai nel settembre dello scorso anno, con i rappresentanti del potente clan della città del porto in vista delle elezioni politiche del 1994 (ASCOLTA L'AUDIO)
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Sarebbe arrivato a Gioia Tauro con due miliardi di euro in una valigetta per convincere i clan della Piana ad appoggiare la sua candidatura. Era il 1994 e Amedeo Matacena, morto a Dubai il 16 settembre dello scorso anno, era candidato nelle file di Forza Italia alla Camera. Secondo quanto riportato dal collaboratore di giustizia Marcello Fondacaro il futuro deputato della Repubblica sarebbe giunto a Gioia Tauro per conferire con i rappresentanti del clan Piromalli-Molè per ottenere un appoggio in campagna elettorale. Fondacaro è stato sentito dal procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo nel corso del processo ‘Ndrangheta stragista.
La testimonianza del collaboratore di giustizia è stata fatta ascoltare nell'ottava puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta andata in onda martedì 7 marzo su LaC Tv.
«Nelle candidature di soggetti che dovevano andare alle politiche nazionali – afferma Fondacaro - tra cui Amedeo Matacena, era una cosa che veniva decisa in ambito del salotto dell’avvocato G. L., in rappresentanza della famiglia Piromalli assieme a Luigi Sorridenti. Matacena fu in quella occasione che portò due miliardi di lire, in una valigetta perché doveva essere candidato in Forza Italia, quindi parliamo del 1993-94, non ricordo precisamente la data. Per cui tutto partiva dal placet della famiglia Piromalli-Molè nel collegio di Gioia Tauro-Palmi che poi avrebbero deciso insieme alla famiglia Parrello di Palmi, alla famiglia Gallico di Palmi e via dicendo…i vari accordi facevano perché dovevano essere più o meno candidato nel collegio senatoriale o camerale».
Secondo il collaboratore di giustizia di Gioia Tauro la componente massiomafiosa all’interno della ‘ndrangheta a un certo punto avrebbe deciso di spostare la propria preferenza dalla Democrazia cristiana al Partito socialista: «Fino ad un certo periodo è stato quello di appoggio completo alla Dc, poi da un periodo in poi è stato declinato il rapporto con la Dc e quindi erano schierati con il Partito socialista. Questo avveniva intorno all’83-84».