La quinta sezione della Corte di Cassazione, nei giorni scorsi, ha emesso la sentenza di terzo grado relativa all'inchiesta antimafia denominata "Tipografic", ma conosciuta anche "Acero bis" o "Millepiedi".

Si tratta dell'indagine coordinata dalla Dda di Reggio Calabria riguardante una presunta associazione mafiosa riconducibile alla famiglia Ursino, operante secondo gli investigatori nel territorio di Gioiosa Jonica e zone limitrofe. Ma non solo. Le accuse dei pubblici ministeri antimafia erano rivolte anche contro imputati ai quali veniva contestato il reato di usura ed esercizio abusivo del credito, entrambi aggravate dalle modalità mafiose al fine di agevolare, secondo l'accusa, l'associazione a delinquere di stampo mafioso attiva nella Locride.

In secondo grado, la Corte d'Appello di Reggio Calabria aveva condannato:

Francesco Barbiero (4 anni),
Salvatore Buttiglieri (1 anno e 4 mesi),
Luigi Cherubino (6 anni e 6 mesi),
Rocco Demasi (4 anni e 6 mesi),
Giuseppe Demasi (3 anni e 6 mesi),
Corrado Franzè (4 anni e 6 mesi),
Rocco Fortunio (3 anni),
Carlo Ierinò (4 anni),
Giuseppe Jerinò (18 anni),
Maria Jerinò (4 anni),
Giuseppe V. Infusini (7 anni e 4 mesi),
Maurizio Logozzo (4 anni),
Rocco Macrì (4 anni),
Vincenzo Mesiti (4 anni e 6 mesi),
Rocco Rodinò (12 anni),
Salvatore Rodinò (11 anni e 6 mesi),
Pasquale Scali (4 anni),
Nicola Antonio Simonetta (6 anni).

Erano stati assolti invece Rocco Novembre, Santa Ursini, Vincenzo Parrelli, Vincenzo Sainato e Pasquale Zavaglia.

La Cassazione, tuttavia, ha ordinato un nuovo giudizio per diversi imputati, annullando con rinvio la sentenza di secondo grado per:

Rocco Demasi (limitatamente alle aggravanti contestate),
Giuseppe Demasi (limitatamente alle aggravanti contestate),
Carlo Jerinò (capo MM e per la rideterminazione della pena),
Maria Jerinò (capo MM e per la rideterminazione della pena),
Francesco Barbiero (limitatamente alle circostanze aggravanti alla confisca),
Luigi Cherubino (capo D e per le circostanze aggravanti contestate ai capi B e C, e per la rideterminazione della pena),
Rocco Fortunio (limitatamente alle aggravanti contestate),
Corrado Franzè (capo II e per la rideterminazione della pena),
Maurizio Logozzo (limitatamente alle aggravanti contestate e per la rideterminazione della pena),
Rocco Macrì (limitatamente alle aggravanti contestate)
Vincenzo Mesiti (limitatamente alle aggravanti contestate),,
Pasquale Scali,
Rocco Rodinò (limitatamente alle aggravanti contestate ai capi P, Q e S e per la rideterminazione della pena),
Salvatore Rodinò (limitatamente alle aggravanti contestate ai capi P, Q e S e per la rideterminazione della pena).

Le uniche condanne confermate sono state quelle di Giuseppe Jerinò, Giuseppe Vincenzo Infusini e Nicola Antonio Simonetta. Annullata senza rinvio per intervenuta prescrizione la sentenza di Salvatore Buttiglieri (difeso dall'avvocato Cosimo Mazzaferro).

Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Roberto Rampioni (difensore di Giuseppe Jerinò), Bruno Verdiglione (difensore di Nicola Antonio Simonetta), Michele Franzese, Caterina Fuda e Vincenzo Guglielmo Belvedere (difensori di Rocco Rodinò e Salvatore Rodinò), Mario Mazza (difensore di Rocco Macrì e Luigi Cherubino), Giuseppe Milicia (difensore di Giuseppe Jerinò), Eugenio Bruno Minniti (difensore di Giuseppe Vincenzo Infusini, Maria Jerinò, Carlo Jerinò), Sandro Furfaro (difensore di Rocco Demasi, Giuseppe Demasi e Rocco Demasi), Stefania Rania (difensore di Maria Jerinò), Antonio Giampaolo (difensore di Rocco Demasi e Giuseppe Demasi), Caterina Fuda (difensore anche di Vincenzo Mesiti e Francesco Barbiero), Michele Gigliotti (difensore di Nicodemo Panetta), Alfredo Gaito (difensore di Giuseppe Vincenzo Infusini), Leone Fonte (difensore di Pasquale Scali), Francesco Albanese (difensore di Luigi Cherubino), Cosimo Mazzaferro (difensore di Salvatore Buttiglieri) e Riccardo Misaggi (difensore di Maurizio Logozzo, Corrado Franzè e Rocco Fortunio).