«Nel dicembre '93, Bagarella mi ha detto che loro credevamo molto in questo nuovo partito, Forza Italia. Un progetto, mi spiegava, suo e di tutti i suoi amici, quindi di tutta cosa nostra. Bagarella mi ha detto che c'erano candidati loro». Uomo di fiducia di Leoluca Bagarella, oggi è il giorno della deposizione del collaboratore di giustizia Tullio Cannella sentito come testimone nel processo “’Ndrangheta stragista” in corso a Reggio Calabria. Il pentito ripercorre gli anni in cui per ordine di Cosa nostra ha iniziato a costruire “Sicilia libera”. Racconta di aver intrapreso l'attività «su richiesta di Bagarella che si lamentava della disattenzione dei politici nei suoi confronti e nei confronti di Cosa nostra. Movimenti analoghi stavano nascendo nel resto della Sicilia e del Meridione, ma anche la Lega Nord muoveva i suoi primi passi. E c'è stato un momento in cui i referenti politici delle varie leghe regionali si sono incontrati».


Cannella riferisce anche di una riunione che ci sarebbe stata a Lamezia Terme dove «ho incontrato anche uomini del Carroccio. Patania, il responsabile di Catania Libera, mi ha detto che era importante farla lì perché è lì che c'erano legami solidi con la massoneria e alcuni apparati statali che avrebbero dato copertura al movimento». Un aspetto che anche Vito Ciancimino qualche tempo dopo in carcere gli avrebbe confermato. «Mi spiegò che Lamezia è importantissima perché la Calabria è un fulcro per il mondo massonico e con apparati di varia natura. Mi disse che c'erano la massoneria ed altri apparati dello Stato che erano in rapporti con la 'ndrangheta».