Nella mattinata odierna i finanzieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia, coordinati dalla Procura di Catanzaro hanno sottoposto a confisca beni mobili, immobili, aziende agricole, ditte individuali e conti correnti bancari per un valore stimato in circa 20 milioni di euro riconducibili a Giovanni Mancuso (cl. 41), detto “Billy” noto pluripregiudicato, ritenuto esponente di spicco dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, già sottoposto alla misura di prevenzione personale della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno.

Il provvedimento attuale, in esecuzione di un decreto emesso dalla seconda sezione penale del Tribunale di Catanzaro, trae origine dall’operazione Terra Nostra, diretta dalla Dda di Catanzaro e condotta dal Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Vibo Valentia, a conclusione della quale, nell’ottobre 2019, erano stati sequestrati 92 terreni: 29 fabbricati; 6 autoveicoli; 1 trattore agricolo; 2 aziende agricole; 2 ditte individuali, delle quali una esercente l’attività di commercio di carbolubrificanti con annessa stazione di servizio, tutti riconducibili al Giovanni Mancuso, ma formalmente intestati a prestanomi.

Il decreto di confisca è stato emesso, a conclusione dell’attività istruttoria, che ha confermato la riconducibilità dei beni al Mancuso, nonché la sussistenza del profilo della sproporzione tra i redditi complessivi del suo nucleo familiare ed il valore dei beni sequestrati.

La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro è risuscita, infatti, attraverso le verifiche investigative della Guardia di Finanza, a sostenere l’impianto investigativo originario dal quale era emerso che Mancuso, unitamente ad altri 23 soggetti, facenti parte del medesimo nucleo familiare e affiliati al clan, controllava tutte le attività economiche del comune di residenza e dei centri vicini, ricavandone illeciti proventi e costituendo un ingente e diversificato patrimonio di beni mobili, immobili, aziende agricole, imprese commerciali e disponibilità finanziarie, detenuti sia da lui direttamente che attraverso prestanomi ai quali era stata attribuita, fittiziamente, la titolarità e/o la disponibilità di beni, al fine di eludere le disposizioni di legge previste dalla vigente normativa antimafia in materia di prevenzione patrimoniale.

Parimenti è stata ampiamente dimostrata la sperequazione tra i redditi complessivi dichiarati dal Mancuso e dal suo nucleo familiare ed il valore dei beni al medesimo ricondotti. Tra gli immobili oggetto di confisca, ricadenti nel comune di Milano, Limbadi, Nicotera, Filandari, Rombiolo, Zungri, Drapia e Vibo Valentia, tutti riconducibili all’interessato, spiccano capannoni industriali, terreni, immobili, un’area di servizio una villa residenziale composta da tre piani, nonché diverse autovetture e mezzi agricoli. 

Sono stati esclusi dall’originario decreto di sequestro esclusivamente una ditta individuale, ma non anche il suo compendio aziendale, inteso per esso i beni strumentali necessari all’esercizio dell’attività commerciale posta in essere e due vecchie autovetture (per un valore complessivo di 110.000,00 euro).