Sarebbero tutti orbitanti nella galassia di Paolo Romeo, l’avvocato con la fissa della politica e un breve trascorso in Parlamento al tramonto della Prima Repubblica, con alle spalle una condanna passata in giudicato per associazione esterna e un’altra, in primo grado, a 25 anni di reclusione: «Valentino, Caridi, in qualche modo Scopelliti. E Pirilli e Fuda. Tolto Paolo Romeo – racconta l’ex sottosegretario e assessore regionale Alberto Sarra al procuratore Lombardo durante un interrogatorio dell’inchiesta Mammasantissima poi confluita nel procedimento Ghota – tutte queste figure non sarebbero esistite».

La ricostruzione di Alberto Sarra è stata mandata in onda nell'ottava puntata di Mammasantissima - Processo alla 'ndrangheta di martedì 7 marzo. 

Pupi e pupari, ‘ndranghetisti invisibili e politici compromessi: nelle parole dell’ex amministratore di centrodestra passano alcuni dei personaggi più influenti della politica regionale e nazionale negli ultimi venti anni. A cominciare da Peppe Scopelliti, ex primo cittadino di Reggio, ex presidente della Regione e, da poco più di un anno, nuovamente libero cittadino dopo avere scontato la pena a cinque anni di reclusione per falso e abuso d’ufficio in seguito al caso Fallara.

«Scopelliti all’inizio non aveva tutto questo sostegno – risponde ancora Sarra, che in primo grado nel processo Ghota è stato ritenuto colpevole e condannato a una pena di 13 anni di reclusione – come sindaco, tanto che veniva anche fischiato. Dopo di che si crea il sistema della bomba… per cui… diciamo… lui era diventato l’antimafia e gli altri quelli che…».

Sarra si riferisce al ritrovamento nel 2004, in un bagno di palazzo San Giorgio, sede del Comune, di un ordigno (tre panetti di tritolo legati tra di loro) privo di innesco e che quindi non sarebbe mai potuto esplodere. Ritrovamento che avrebbe, in qualche modo, aiutato l’ex primo cittadino a recuperare nei sondaggi dopo un inizio di primo mandato piuttosto complicato alla guida della città più grande della Regione.

Nelle dichiarazioni dell’ex sottosegretario Sarra poi entra anche il rapporto tra Scopelliti e i De Stefano che sarebbe maturato grazie alle manovre di Nino Fiume, artefice di un presunto incontro tra l’ex sindaco e i rappresentanti degli “arcoti” al circolo cittadino del tennis. «Fiume ha fatto un giro non sono i 450 voti di cui parla Fiume, ma è andato anche, non solo in provincia, ma al centro… dove si riscuotono le mazzette a dire: guardate che il mio candidato è Scopelliti. Lì cambia, perché lì non è solo l’aiuto del singolo ma l’aiuto della famiglia e quello sposta… Lui – racconta ancora Sarra – fa due passaggi… uno lo fa con suo cognato, De Stefano Giuseppe, l’altro lo fa con De Stefano Giorgio».

La Cassazione, però, nelle motivazioni alla sentenza del troncone del processo Gotha celebratosi in abbreviato, stoppa e smonta la tesi del sostegno dei De Stefano a Scopelliti. La Suprema Corte valorizza, in particolare, l’ostilità che Giorgio De Stefano, l’avvocato, aveva nei confronti dell’ex sindaco di Reggio e Governatore della Calabria. De Stefano, alla luce di alcune intercettazioni, si sarebbe defilato sia nelle elezioni del 2002 che nelle elezioni successive, comprese le regionali del 2010, quando avrebbe preferito sostenere Agazio Loiero. In particolare ad Archi, roccaforte destefaniana, alle comunali 2002, Scopelliti ottenne cento voti in meno rispetto alle sue liste, mentre il candidato antagonista, Demetrio Naccari Carlizzi, conquistò 400 voti in più rispetto alla coalizione di centrosinistra.