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CATANZARO - Quindici condanne e sette assoluzioni. Questo il verdetto emesso dal giudice delle udienze preliminari del Tribunale di Catanzaro Maria Rosaria Di Girolamo nell’ambito del processo con rito abbreviato contro il clan Mancuso di Limbadi scaturito da tre diverse inchieste: Black Money, Purgatorio e Overseas, scattate nel marzo del 2013 sotto il coordinamento della Dda di Catanzaro.
Le assoluzioni. Il pm Marisa Manzini, che sosteneva la pubblica accusa, aveva chiesto complessivamente 121 anni di carcere. Il giudice ne ha inflitti esattamente la metà, sessanta, decretando l’assoluzione di uno dei principali imputati, Antonio Maccarone, genero del boss Pantaleone Mancuso, classe ’47, per il quale il pubblico ministero aveva chiesto 5 anni e 6 mesi di reclusione. Assolti gli imprenditori Domenico De Lorenzo, Antonio Mamone e Bruno Marano e anche il latitante Nunzio Manuel Callà, Gabriele Bombai e Salvatore Accorinti. Per tutti Marisa Manzini aveva richiesto cinque anni di carcere.
Le condanne. Quindici le condanne inflitte. Quella più alta, otto anni e sette mesi, è stata comminata a Giovanni D’Aloi. 6 anni e 6 mesi a Giuseppe Costantino; 5 anni e 6 mesi a Fabio Costantino; 5 anni e 6 mesi a Giuseppe Raguseo; 5 anni e 6 mesi ad Antonio Cuturello; 5 anni e 4 mesi a Mario De Rito; 4 anni e 10 mesi ad Antonio Pantano; 5 anni e 5 mesi a Francesco Tavella; 1 anno ad Antonio Campisi; 2 anni al commercialista di Catanzaro, Ercole Palasciano; 1 anno a Giuseppe Ierace, anche lui commercialista di Catanzaro; 1 anno e 6 mesi a Francesco L'Abbate, avvocato di Reggio Calabria, 2 anni e 10 mesi a Domenico Musarella, di Campo Calabro.
A Vibo l’altro processo. Il verdetto emesso dal gup di Catanzaro conferma l’impalcatura accusatoria dell’inchiesta Black Money condotta congiuntamente da polizia e carabinieri mentre esce ridimensionata parte dell’indagine curata dalla Guarda di Finanza e denominata Overseas. Alla luce dell’assoluzioni, poi, crolla quasi completamente il castello accusatorio di Purgatorio, il filone d’inchiesta portato avanti dal Ros di Catanzaro anche se c’è da aggiungere che il rito abbreviato ha consentito agli imputati condannati di avere uno sconto di pena pari ad un terzo. Altro processo, nato dalle stesse operazioni, si sta celebrando con rito ordinario dinanzi al Tribunale collegiale di Vibo Valentia. Anche qui associazione mafiosa, riciclaggio, usura ed estorsione i reati, a vario titolo contestati.